Incontri del Chiostro. Si puo’ essere felici in tempo di crisi?

SCORDIA – Si può essere felici in tempo di crisi? Si può, in tempi difficili come i nostri, di crisi economica, di crisi dei valori, di crisi culturale, continuare a sperare ? Per tentare di rispondere a questa domanda una ricerca attenta e approfondita è stata condotta da don Piero Sapienza, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro dell’arcidiocesi di Catania. Don Piero, col suo libro “Il cammello e la cruna dell’ago”, è stato il relatore del primo dei tre “Incontri del Chiostro”, svoltosi mercoledì 23 ottobre, presso il salone della chiesa del Convento di Scordia.
L’iniziativa, programmata nell’ambito delle attività pastorali delle quattro comunità parrocchiali della cittadina, è stata accolta da un folto numero di partecipanti.
Attraverso queste occasioni di dialogo e confronto, spiegano i parroci, don Matteo Malgioglio, don Francesco Messina, don Gaetano Tomagra, don Vito Valenti, «possiamo provare a riflettere sul contributo fondamentale della fede nell’edificazione dei luoghi nei quali l’uomo può abitare con gli altri».
Ha introdotto i lavori di questo primo appuntamento degli “Incontri del Chiostro”, don Valenti, parroco della Chiesa Madre (San Rocco) che ha indicato i luoghi o, meglio, le dimensioni in cui si muove la ricerca dell’autore del libro, nel tentativo di comprendere la relazione crisi-felicità.
«”Il cammello e la cruna dell’ago” – ha spiegato don Sapienza – è un’immagine del Vangelo di Matteo che ho scelto perché rende l’idea della sproporzione che oggi ritroviamo tra il numero limitato di risorse del creato e la logica economica sfrenatamente consumistica che domina il nostro mercato».
La ricerca dell’autore, che parte da un’analisi dei sistemi finanziari e dei mercati e che si estende poi nel campo del vivere umano dove il ben-essere dell’uomo non può riguardare certamente solo l’economia, lo ha indotto a sostenere che un’economia senza regole etiche, in cui non si consumano “beni relazionali”, non orientata verso il bene comune, che non si fonda sulle virtù civili (fraternità, rispetto, fiducia…), conduce alla chiusura, all’infelicità, all’insoddisfazione, all’individualismo.
Per procedere piuttosto ad un rinnovamento personale e comunitario, il mercato deve necessariamente accostare alla logica del profitto quella del dono. Solo custodendo il creato e assumendo stili di vita più sobri e solidali si può pensare di poter essere felici… in tempo di crisi.

Daniela Scavo