CALTAGIRONE – Si rinnova la devozione al Servo di Dio padre Innocenzo Marcinò. Al termine del triduo di preparazione (aperto ieri e che si concluderà sabato prossimo 28 settembre), domenica 29, presso la Chiesa dei Padri Cappuccini, alle ore 17.30., S.E. mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, presiederà la Santa Messa per l’annuale commemorazione del frate di Caltagirone.
Il discorso commemorativo sarà pronunciato dal ministro generale dell’Ordine dei Frati minori cappuccini, fra’ Mauro Johri.
«Riflettere sull’esperienza spirituale di padre Innocenzo – afferma mons. Peri – ci aiuterà a cogliere il suo entusiasmo, la sua attenzione, la sua fatica umana instancabile per l’evangelizzazione, la formazione, l’educazione. Un impegno che ha vissuto nel Seicento e che resta luminoso dopo tanti secoli e che ha tanto da dire a un tempo come il nostro che ha sentito il problema dell’educazione come un’urgenza. Ci auguriamo che questo momento non sia soltanto un ricordo o un evento, ma che offra linfa e vitalità a questa Chiesa diocesana che si sta scommettendo sul tema dell’educazione e dell’iniziazione cristiana e che per grazia di Dio ha avuto testimoni come padre Innocenzo e don Luigi Sturzo che ci fanno capire che con sensibilità e modalità diverse questo è un territorio in cui l’esperienza di Dio è stata vissuta e proposta in modo esemplare».
Sono tanti i pellegrini che giornalmente si recano presso la tomba del Servo di Dio per ringraziare o chiedere grazie e protezione. Il bollettino di padre Innocenzo Marcinò viene stampato, ogni anno, in 24.000 copie, e sono più di 12.000 le copie del calendario.
«Padre Innocenzo riservò una devozione particolare al Crocifisso – afferma padre Antonino Nestler, superiore dei frati cappuccini di Caltagirone e vice postulatore della causa di beatificazione del Servo di Dio -: l’amore alla croce, che stringe in pugno e vediamo in tutte le sue immagini, dice chiaramente la sua idea della pace; pace a “caro prezzo”, frutto di una carità sofferta che trova il suo compimento nell’abbraccio della croce. Due sono infatti le braccia della pace, le sue inseparabili sorelle: l’umiltà e la mitezza. In questo senso fu autentico testimone di Cristo: ha davvero preso su di se “il giogo” di Gesù, il giogo della croce, e così si è fatto servo e costruttore della pace. L’umiltà non è un optional, è condizione imprescindibile, è atteggiamento costante di chi voglia farsi costruttore di pace e di fraternità».
27 settembre 2013