La Sicilia, un vescovo e la guerra dei droni

a cura di Carlo Cefaloni
fonte: Città Nuova

Quale destino attende la “perla del Mediterraneo”? La stazione militare satellitare di Niscemi, oltre i dubbi sulla nocività per la salute, chiama in causa le scelte decisive sulla pace. Intervista al vescovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri.

L’incontro con il vescovo di Caltagirone a Roma avviene durante i lavori della conferenza episcopale nell’Aula Nervi in Vaticano. La vicina piazza san Pietro è, come sempre, piena di persone esposte ad un ancora gradevole sole primaverile che sa di festa. Colpisce in monsignor Calogero Peri, padre cappuccino e teologo, la mitezza personale associata ad una francescana chiarezza di posizione su questioni concrete come la gestione dell’immigrazione e il Muos di Niscemi, che apre delicate questioni di politica internazionale affrontate nelle precedenti interviste a due generali, Mini e Camporini, che hanno ricoperto ruoli di massimo vertice nelle Forze armate italiane, maturando decisioni divergenti su temi decisivi di strategia militare e non solo.

Si rimane sorpresi dalle sue dichiarazioni pubbliche relative all’installazione delle antenne satellitari della marina statunitense nel bosco della sughereta di Niscemi,
«Il nostro territorio sopporta troppe aggressioni senza ricevere alcun vantaggio. Viviamo nel paradosso. Ad esempio le raffinerie di Priolo e Milazzo, come il petrolchimico di Gela, continuano a inquinare con gli idrocarburi e i siciliani pagano la benzina più degli altri. C’è un’evidente volontà politica a che le cose vadano in questo modo. Il caso del Muos ci ha fatto scoprire le 44 antenne già in funzione e di cui si ignorava l’esistenza. Sapevamo solo dell’incremento dei tumori al sistema linfatico in quella zona. I grandi investimenti avviati spiegano il recedere di molti dissensi nel tempo».

leggi l’intervista integrale su: http://www.cittanuova.it/c/438852/La_Sicilia_un_vescovo_e_la_guerra_dei_droni.html