CALTAGIRONE – Sono stati accolti nella notte di ieri, nella Casa Alì-Mantelli (luogo per esercizi spirituali e campi estivi) della Parrocchia San Pietro, trentatre minori non accompagnati, profughi, di nazionalità eritrea, provenienti dal Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa.
La macchina dell’accoglienza ha visto in prima linea la Caritas diocesana e nazionale attraverso al Fondazione Migrantes, il Comune, l’Asp Catania, la Regione, operatori e mediatori culturali e volontari della Parrocchia.
La Chiesa calatina ha fatto esperienza diretta, attraverso il Cara di Mineo e numerose altre attività sul territorio, del dramma delle popolazioni in fuga dai loro Paesi in cerca di frontiere sicure, per raggiungere un sogno di libertà. Dai primi momenti dell’emergenza ad oggi, alcune comunità sono state impegnate in attività condotte senza clamore, ma con dedizione quotidiana.
«Oggi si presenta a noi una nuova emergenza – afferma S.E. mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone -, che è anche una nuova opportunità di impegno e di testimonianza di umanità e di fede. Quando abbiamo visto le tragedie del mare ci siamo un po’ impressionati per quanto accadeva. Quando abbiamo capito che tutto questo era vicino a noi ci siamo coinvolti. Adesso che queste persone sono tra di noi ci rendiamo conto che è un dramma vero, perché le cose diventano vere quando ci toccato personalmente. Vogliamo vivere questo momento facendo del nostro meglio, non come un gesto di accondiscendenza, di bontà, di diritto internazionale, ma come un gesto sacramentale: questi ragazzi rappresentano tutti quegli altri che hanno vissuto, che vivono e che vivranno questo dramma».
«In questo momento di primissima accoglienza – spiega don Luciano Di Silvestro, direttore della Caritas diocesana e parroco della Parrocchia San Pietro – abbiamo messo a disposizione ciò che avevamo e tutta la nostra buona volontà. Ringrazio tutti i volontari che sono presenti in questo momento. Impareremo a fare di meglio consolidando un percorso di inclusività delle Istituzioni fra di loro, della società civile, del volontariato, di tutti coloro che con buona volontà e animo generoso si renderanno partecipi. L’obiettivo è offrire un’accoglienza sentita, calorosa e vera a questi nostri piccoli e giovani fratelli. È un’occasione di crescita per tutti, nel segno della solidarietà e della fratellanza, non solo per le Istituzioni, ma soprattutto per la comunità, per i Popolo di Dio che nel volto del debole, dell’ultimo, dell’emarginato riconosce il volto di Cristo sofferente».
12 ottobre 2013