Inizia il Ministero petrino di Papa Francesco. Mons. Peri: “questi sono i giorni che ha fatto lo Spirito, rallegriamoci ed esultiamo”.

Piazza San Pietro stracolma di fedeli già dalle prime ore della mattina.
Oltre 130 delegazioni di capi di Stato di tutto il mondo.
Il Papa ha fatto un lungo giro tra i fedeli nell’auto scoperta. Alle 9.30 la preghiera sulla tomba di San Pietro e quindi il canto della schola Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam, et tibi dabo claves regni caelorum che ha introdotto la Messa per l’inizio del Ministero petrino del Vescovo di Roma nella solennità di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria.
Sono stati circa 180, tra cardinali e altri ecclesiastici, i concelebranti. Sull’altare anche i patriarchi delle Chiese orientali cattoliche. Da Gerusalemme è arrivato il patriarca latino Fouad Twal. Come preannunciato, tra i concelebranti ci sono anche i padri generali dei francescani e dei gesuiti, rispettivamente padre José Rodriguez Carbalho e padre Alfonso Nicolas.
L’omelia di Papa Francesco ha avuto toni familiari, a tratti anche molto toccanti, che esprimono insieme la bontà e la forza spirituale di Papa Bergoglio. «Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza». Lo ha ripetuto due volte Papa Francesco. «Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza» ha spiegato. «Nei Vangeli, san Giuseppe – ha ricordato – appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore».
Fra i passaggi centrali anche la riflessione sul potere: «Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce».
È questo il messaggio che il nuovo Pontefice, Francesco, ha consegnato alla Chiesa universale. Anche il Papa, ha affermato, «deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere».
Salutando l’inizio del Ministero petrino di Papa Francesco, S.E. mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, ha sottolineato alcuni elementi di ricchezza spirituale di questo tempo che sta vivendo la Chiesa. «Nell’immaginario comune – ha detto mons. Peri – san Giuseppe è una figura che accompagna. Ha accompagnato il cammino della vita di Gesù, della Santa Famiglia. Ha accompagnato sempre la vita delle famiglie con quel senso di provvidenza, di fiducia in Dio, di concretezza nella storia e nella vita. Nello stesso tempo, San Giuseppe, ha accompagnato la storia della Chiesa, ed oggi accompagna i primi passi di Papa Francesco.
In questa occasione – ha aggiunto – si avverte davvero come se tanti fili si intrecciassero e ciascuno, avendo colori diversi, desse alla storia di questi ultimi tempi una trama nuova. La sensazione condivisa è di essere davanti ad una nuova primavera, che non è soltanto un discorso stagionale, ma una primavera dello Spirito che ci fa vedere gemme nuove, colori nuovi, prospettive nuove: prospettive di fiducia e di speranza che lo Spirito sembra suggerirci e che solo Dio poteva regalare.
Quando Dio decide di prendere in mano la storia, quello che a noi sembra impossibile, risulta naturale. Potremmo dire: questi sono i giorni che ha fatto lo Spirito, “rallegriamoci ed esultiamo” (Salmo 117, 24). Questo è anche il tema che siamo invitati a vivere a Pasqua, quando l’Inedito irrompe nella nostra storia. Proprio nel momento in cui attorno a noi le cose sembrano destinate a chiudersi, Dio trasforma la fine delle nostre prospettive in un’apertura, in un rinnovamento».