CALTAGIRONE – Il capofila è Gesù Eucarestia, a seguirlo ci sono i giovani in adorazione: è il cammino in raccoglimento verso la Chiesa di San Francesco di Paola il momento che trasforma la moltitudine di persone intervenute all’evento della GRG di Sicilia 2016 a Caltagirone (CT) in una sola grande comunità, tra un silenzio assoluto che lascia ascoltare tanti passi e un dolce canto di preghiera, a bassa voce, ad unisono.
E poi per tutta la notte un via vai, un susseguirsi di fedeli che siede e si inginocchia ai banchi, ognuno lì a cercare un proprio momento di intimità con Dio, un incontro speciale ad occhi chiusi con lo Spirito Santo, un riparo, un ringraziamento, una speranza, una certezza nella tenera, serena e accogliente presenza del Santissimo Sacramento custodito da un preziosissimo ostensorio posto su un semplice altare.
È una veglia no-stop quella dei “Giovani X Dono”, che dalla mezzanotte del 4 luglio si è protratta fino alle prime ore del mattino del 5 luglio.
Ad anticiparla è stato un lungo pomeriggio con i canti e l’animazione dell’Azione Cattolica, la Santa Messa presieduta dal Vescovo Calogero Peri, le testimonianze di Salvatore e Jessica della comunità Nuovi Orizzonti di Marsala accompagnati dal giovane sacerdote nominato missionario della Misericordia da Papa Francesco, Don Giacomo Pavanello, e poi ancora tanta musica, teatro, arte, spettacolo e tanta voglia di staccare la spina da tutto, da tutti, per ritrovare gioia e pace in Dio, tra le ceramiche del Giardino Pubblico di Caltagirone e sotto il caldo tramonto del sole di Sicilia.
Giovani a mani alzate, liberi da ogni impegno, sono loro quelli che all’ombra di 38 °C non si arrendono, sono arrivati con uno zaino in spalla e una bandana in testa per trascorrere una giornata diversa.
Nessuna formalità per questa occasione di fede, ogni ora è stata animata dall’allegria di quello Spirito Santo che si fa battito di mani a ritmo, che è diventato un valido motivo di partecipazione di giovanissime band musicali che sul palco hanno saltato, ballato, cantato e che da subito hanno detto sì al richiamo di Don Piero Sortino che dentro una grande maglietta fuxia, con l’aiuto di decine e decine di volontari, ha gestito l’arrivo degli ospiti e pellegrini, sopra e sotto il palco, alla fine ha fatto anche da spalla alla conduttrice, giornalista RAI, Ilenia Petracalvina per ringraziare ogni ospite della serata.
“Accogliamo la presenza di Gesù con il canto” ha esordito così il Vescovo Calogero Peri con il suo benvenuto nel caldissimo pomeriggio della gioventù siciliana, e poi durante l’omelia ha posto due domande: “Tu dove collochi Dio nella tua vita? Chi è Dio per te? Non dobbiamo rispondere con formule. Il nostro è un Dio che non vuole essere ingabbiato e imbalsamato. Salomone gli aveva preparato un tempio bellissimo che splendeva di oro e pietre preziose ma poi si interroga, comprende che Dio non può neanche abitare nei cieli per la sua infinita grandezza, come può abitare in una casa? Lì porrò il mio nome risponde il Signore. Nessun tempio può essere abitazione di Dio se non è, nello stesso tempo, abitazione degli uomini. Le chiese non sono la casa di Dio, perché lui non ha niente che farsene. Voi siete il tempio di Dio, perché l’amore non sta in una casa o in una chiesa splendida. Sta in voi, sta in me, sta nel cuore degli uomini che vi abitano. Lì dentro impariamo ad amarlo e ad amarci. A donarci e a perdonarci. Stasera non fatevi un altro esame di coscienza! Fatevi dono d’amore per gli altri! L’unico dono per tutti gli indecisi, per tutti gli atei, per tutti i viandanti, per tutti i delusi della storia, è riconoscersi in Cristo che si dona, che come pane si spezza in bocconi d’amore per gli altri. Se c’è qualcuno capace di dire io ci sono per te, per aiutarti, per dimenticarmi, ci sono perché tu sei più importante di me, allora lì c’è l’amore che abita nel cuore degli uomini. Questo rende viva la presenza di Dio in noi! Senza amore la vita non funziona, finisce tutto. Il nostro non è un Dio qualunque, è un Dio particolare, Dio è da principio e fino alla fine, amore e soltanto amore”.
Don Giacomo Pavanello per la sua catechesi è sceso dal palco e ha raggiunto i giovani tra le scale del Giardino Pubblico che, per il sole cocente, si erano radunati all’ombra “Mica so scemo – dice camminando verso loro il sacerdote con l’accento romano – siamo distanti e io scendo, sto all’ombra pure io! – e poi continua – La Sicilia è un territorio vivo di valori, c’è un forte legame con la famiglia e con la religiosità, molto più che in altre regioni d’Italia. Qui si chiede tanto ai giovani, ma quando c’è qualcosa da dare? Mi arrabbio quando sento dire che i giovani sono il futuro della Sicilia, il futuro è qualcosa su cui si può investire, ma voi siete il presente e dobbiamo sfamare la vostra fame di oggi, qui e ora. Trovate la forza e il bene dentro di voi, senza farvi mai rubare i sogni. A tredici anni pensavo che gli adulti fossero dalla mia parte, cercavo riparo in loro ma non accoglievano la mia debolezza, non capivano. Con il tempo ho compreso che mostrano di esser perfetti. Quante volte scopriamo le debolezze dei grandi imprenditori, dei genitori modello, e anche dei preti, perché no? Hanno una vita di facciata, e poi scopriamo che hanno una doppia, una terza, una quarta vita. Ogni giorno sembra tutto una facciata. Siamo tutti fragili, lo ero anche io, e se nelle difficoltà nessuno è lì con noi, quando quegli adulti di fronte agli ostacoli non aiutano o si defilano, quando gli amici di sempre scompaiono, quando le persone, i riferimenti e le sicurezze crollano, l’unico che non manca mai è Dio, lui con certezza c’è tutti i giorni”.
Il sacerdote ha poi lasciato la parola a Salvatore, 25 anni, di Mazara del Vallo che ha raccontato il suo percorso di vita e la sua combattuta esperienza di fede nella comunità Nuovi Orizzonti “Ho perso mia madre a 12 anni, mio padre si è rifatto una vita, mi sono trovato solo contro il mondo e mi chiedevo perché tanta sofferenza dovesse succedere proprio a me. Ho cominciato a cercare la felicità nelle prime piccole trasgressioni, ho provato coinvolgimento e forza nelle cose che mi circondavano e ho ricevuto attenzione da parte dei ragazzi e delle ragazze che frequentavo. Sono diventato il dio della mia vita, ero il bello della comitiva, ero il figo del liceo. Le sigarette si trasformarono in stupefacenti e le birre in risse, in gruppo avevo una vita piena, tutto al top. Chiusa la porta della mia camera, con la testa sul cuscino dentro di me c’era quel vuoto, sempre lo stesso vuoto, ero solo. Ho creduto di amare una fidanzata, in realtà amavo tutte le cose con cui cercava di colmare il mio vuoto, mi ha dato tutto ciò che poteva, la sua famiglia è diventata la mia, ho avuto tanto affetto, continue attenzioni. Ma erano queste le cose che amavo, non lei. Ho iniziato a frequentare la comunità di Nuovi Orizzonti, andavo lì per criticare questi fanatici, facevo di tutto per mettere in dubbio le loro certezze, partecipavo e cercavo di smontare questa loro fede e sicurezza in Dio. Durante il ‘rito della luce di notte’ anche io mi inginocchiai e presi uno dei biglietti con su scritta la parola di Dio. Sul mio biglietto trovai le parole di Isaia ‘Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo’. Mi arrabbiai, scoppiai in lacrime, lo vedevo questo Dio, volevo prove, ero come San Tommaso, volevo che si manifestasse a me con evidenza, cercavo Gesù con gli occhi. Trovai scritto dappertutto ‘tu sei prezioso’, sui muri, in pagine, ovunque ‘tu sei prezioso’. Finché alzai gli occhi al cielo e dissi basta ‘io ti credo’. Ho fatto di tutto nella mia vita, ho fatto esperienza di morte e ora sto facendo esperienza di luce, ora scelgo Gesù ogni giorno e sto donando gli anni preziosi che ho. Se per ricevere tanto bisogna dare tanto, allora chissà, magari a me spetterà un capolavoro”.
Dopo Salvatore si è raccontata Jessica, 27 anni, di Marsala “Al liceo ero responsabile di me stessa, avevo un fidanzato che una mattina si è svegliato e mi ha detto ‘io non ti amo’; ho scoperto che non avevo rapporti veri, usiamo tanto Facebook, usiamo tanto WhatsApp, riempiamo la nostra vita di parole ma non sono vere presenze. Ho capito che la mia vita era piena zeppa di falsità, che nessuno mi voleva bene, nessuno mi amava, ero e sono stata sempre da sola, mi sono rinchiusa in camera, nessuno veniva a trovarmi, gli amici si erano polverizzati, vita sociale inesistente. Sono entrata in depressione e ho provato a buttarmi dalla finestra. Mia madre mi ha salvata, e dopo un po’ un ragazzo mi ha portato dai Cavalieri della Luce, subito mi hanno abbracciata, accolta, baciata. Ma io non ero abituata per niente a tutto questo, quasi infastidita dal loro caloroso contatto non ho ricambiato, la loro gioia per me era assurda, dicevano che veniva da Gesù, ma io non ci credevo. Ho conosciuto un ragazzo, scoprendo che ero incinta, mi ha lasciata. Ma io non ho voluto che la depressione e la sofferenza mi rubassero di nuovo tutto, non volevo che soffocassero prima a me e poi anche a lui. Ho accolto questo bambino come un dono di Dio. Ognuno ha i propri pesi nella vita, ma in Gesù si trova la forza per farsene carico, ed è tutta un’altra vita, lui è presente, rimane ad aspettare di condividere con noi le nostre vite”.
Dopo queste testimonianze di fede dei due giovani alle centinaia di ragazzi presenti c’è stata la Santa Messa animata dalla corale regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Poi il Giardino Pubblico si è trasformato nella grande location dell’intrattenimento. Hanno aperto la serata giovanissime band supporters: gli Under Bridge da subito con “Creep” dei Radiohead hanno rivoluzionato il ritmo sul palco, hanno continuato i Milk, una band emergente siciliana che ha accelerato l’entusiasmo del pubblico, e poi gli EcoSound che in un post hanno commentato così la loro partecipazione all’evento “Ricevere complimenti su complimenti per ieri alla GRG2016 a Caltagirone è un vero piacere! Per noi è stata un’emozione grandissima suonare su quel palco calcato da veri artisti! Vi ringraziamo per le tante critiche positive: i vostri volti e i vostri sorrisi ci spingono a continuare a suonare sempre di più!”.
Un video con scatti di scena di Jessica Hauf ha raccontato il dono teatrale della compagnia catanese Neon Teatro che ha fatto della diversità una ricchezza, nelle loro scene nessuno è escluso, perché nell’arte della vita non c’è distinzione di razza, sesso, lingua, religione, abilità. Ognuno è prezioso.
Quello di Nèon è un teatro che accoglie a braccia aperte l’essere umano per valorizzarne l’unicità, non colma le mancanze, fa delle virtù di ciascuno il pezzo di un perfetto mosaico che si trasforma in spettacolo.
Per l’occasione Nèon Teatro si è fatto voce di “Un canto della terra che gira” di Walt Whitman, è stata la regista Monica Felloni a dar vita ai suoi versi: “L’insegnamento è per l’insegnante, e torna a lui soprattutto. L’assassinio è per l’omicida, e torna a lui. Il furto è per il ladro, e torna a lui. L’amore è per l’amante, e torna a lui. Il dono è per il donatore, e torna a lui soprattutto. Non può fallire”.
Sul palco per Nèon Teatro è salito anche il direttore artistico Piero Ristagno che ha precisato “Chi ama non perdona. Chi ama… ama! E basta. E non ha necessità di perdonare. Perché le colpe sono macigni, sono pesanti, sgretolano tutto. L’unico dono che conta è il dono d’amore, chi ama davvero, non sa fare altro che amare”.
L’attrice di Nèon Stefania Licciardello ha interpretato versi scritti di suo pugno: “Prendi posto nel mondo, toccherà anche a te dirle che è tutto molto bello, sussurrarle che adesso è per sempre, che non deve aspettare a mettere il vestito buono a tutte le stragi del mondo, quel che resta della vita va col vento, che la poesia è cosa non troppo seria come le recite a Natale, se fuori è brutto tempo dentro c’è il sole, se dentro piove, fuori è tepore. Il frumento ha nomi così belli, di fiumi, di laghi, di santi, di sentimenti, Sant’Agata, Simeto, Cuccitta, Francesa, Francesona, Gioia, Vendetta. Sta per finire il pane e gli uomini diverranno cattivi cattivi, Piovve dentro il magazzino del faraone. E la farina diventò Pane”.
E poi un’insolita intervista a tre: la giornalista Egle Zapparrata ha dialogato con due attori della compagnia Nèon: Danilo Ferrari e Mariastella Accolla. Lui sembra esser muto ma non lascia quasi mai il suo cervello in silenzio seduto con il suo corpo su una sedia. Si esprime con ogni arto, e con il viso, e con occhi. Praticamente con tutto. Ogni parte di lui d’improvviso si muove, Danilo parla. Maria Stella Accolla è la sua voce, la sua mediatrice, legge parola per parola ogni movimento, pronuncia frasi ad ogni indizio, le mette insieme e snocciola ciò che Danilo ha da dire.
Ecco concretizzarsi sul palco i versi di Whitman poco prima interpretati da Monica Felloni “I corpi umani sono parole, miriadi di parole”. Danilo si muove e dice che il dono più importante che ha ricevuto nella vita è l’intelligenza. Poi respirando, con un leggero e sarcastico sorriso sul viso, dice anche che il più grande perdono è quello che ha riservato a sé stesso. Il suo pensiero viaggia già da qualche anno tra le righe dei suoi articoli pubblicati da Panorama e sulla rivista “San Francesco Patrono d’Italia”, la sua vena poetica si trasforma anche in testi per il teatro, e il suo modo di vedere il mondo lo racconta in un modo non convenzionale, dentro un libro di 160 pagine “Il coraggio è una cosa”.
Don Piero Sortino ha poi accolto sul palco Ilenia Petracalvina, insieme hanno condotto il resto della serata. Così ha commentato l’evento la giornalista Rai: “È stata una serata emozionante, i giovani siciliani sono capaci di dare bellezza, di offrire spunti, di aprire il cuore, mi hanno commosso. Non ho condotto altre serate su questi temi, mi mancava come esperienza, ho trovato di fronte a me una folla bellissima e accanto a me ho avuto artisti bravissimi. La nostra Sicilia è una terra che seduce, che ti entra nello stomaco e che a volte te lo spacca, perché è anche una terra di grandi contraddizioni, di bene e male, si miscela tutto. E quella della GRG 2016 in Sicilia è stata la serata del bene.”
Spettacolare la performance di Stefania Bruno la sand artist ennese che ha trovato più ampia notorietà con la partecipazione al talent show “Tu si que vales”, è stata accompagnata dalla voce narrante del fratello, Vincenzo Bruno, ed ha stupito il pubblico con il divenire delle sue opere d’arte. Le realizza con il solo uso della sabbia, delle sue mani e del suo incredibile talento. “Perdono? – dice l’artista – forse è l’accettazione di un male inevitabile, ma credo che solo Dio possa compiere veramente l’atto supremo, solo lui può essere misericordioso. Noi no. Noi abbiamo solo la possibilità di non aggiungere altro male al male. A noi la scelta, a noi il libero arbitrio, di percorrere qualunque strada, possiamo ripararci dalla pioggia, o danzarvi sotto. Da questa meravigliosa mia terra, la Sicilia, abbiamo tanto da farci perdonare. Dovremmo chiedere scusa ai nostri alberi, per non essere riusciti a preservare dalle fiamme, ai nostri paesaggi per averli trasformati in discariche a cielo aperto, ai nostri figli per averli condannati ad un marchio difficile da cancellare. Il dramma della nostra terra cresce nell’indifferenza e trova concime fertile nel ‘io tiro acqua al mio mulino’. Avremmo bisogno di provare più sdegno, che come dice Sant’ Agostino, potrà mai essere il per-dono il gesto estremo per salvare noi stessi? Ai posteri l’ardua sentenza”.
Sono stati ben accolti i video dei vip che pur non essendo presenti all’evento hanno mandato il loro messaggio ai giovani di Sicilia per la GRG2016, tutti i loro pensieri sono stati infatti dedicati ai temi del dono e del perdono.
“Perdonate!!! Perdonate!!! Che poi le cose vi rimangono qua, vi traumatizzano – ha detto il cabarettista Roberto Lipari facendo un gesto sullo stomaco – il perdono è un dono, perché ti li-be-ri!!! Le cose non si dimenticano e il perdono è una cosa che non si può fare da soli, ma insieme agli altri” e ha poi raccontato, con quel modo tutto suo, di aver perdonato quei classici zii sconosciuti che fanno i soliti commenti e i regali ripetitivi “Buste e biciclette, in biciletta non sapevo ancora andare, e le buste per i bambini non sono regali, sono buste!!!”.
“Chi riesce a perdonare è molto coraggioso e non dipende dagli altri – ha detto Filippo Neviani in arte NEK – ad ogni azione corrisponde una reazione, dice una legge, ma non facciamoci ingannare, è una menzogna. Al male non si risponde con la vendetta, il perdono è una virtù, più lo si mette in atto più non si è schiavi”.
“Non smettete mai di sognare e credete fermamente nelle cose belle della vita, gli ostacoli non devono servirvi per arrendervi, ma per stimolarvi a fare sempre del bene” con queste parole anche Suor Cristina Scuccia ha mandato a sorpresa il suo messaggio nello stesso giorno dell’evento della GRG2016 di Sicilia.
I Metatrone hanno letteralmente cambiato la geografia del palco, i ragazzi di fronte all’urto del catholic metal hanno lasciato lo zaino sul proprio posto, per avvicinarsi al palco e sfogarsi al ritmo bianco della chitarra elettrica.
Tutta un’altra musica quella folk de I Figli dell’Officina che hanno chiuso la serata di intrattenimento con tutti i loro meravigliosi e curiosi strumenti, tra i loro brani anche uno dedicato a Don Pino Puglisi, vittima di mafia. (E.Z.)
6 Luglio 2016