Fede-cultura. Le domande che favoriscono l’incontro

CALTAGIRONE – Si è svolto ieri, nella Parrocchia San Giovanni Bosco, a partire dalle ore 20.00, nell’ambito dei festeggiamenti per il 25° anniversario della costituzione canonica della Parrocchia, il secondo incontro dell’iniziativa Nel cortile dei gentili.
«Credo che questi momenti di dialogo fra credenti e non credenti – ha detto il parroco, don Salvatore De Pasquale, introducendo la serata – siano il modello da seguire per una comunità che vuole interrogare e farsi interrogare dalla cultura contemporanea, ma tentando anche di fecondarla per realizzare un nuovo umanesimo aperto alla trascendenza».
Moderati da Enzo Fagone, don Francesco Brancato (teologo) e Tano Gullo (giornalista di Repubblica), si sono confrontati sul tema “Vita oltre la vita?”.
Un tema provocatorio, non privo di contraddizioni.
«Nessuno ha in tasca soluzioni certe per le drammatiche risposte che cerchiamo – ha detto Gullo -. Vorrei solo ricordare un episodio che riguarda Sciascia. Il suo medico curante, negli ultimi giorni di vita del maestro, vedendo che le condizioni peggioravano, gli disse: “Professore tenga duro, perché dopo non c’è niente”. Sciascia, noto laico, agnostico, rispose: “Non c’è niente? E a te chi lo ha detto?”. Io credo che questo sia il dilemma: nessuno è in grado di dare risposte se non abbozzando delle domande. Porre le domande significa vivere una vita piena, autentica. Su questo penso che ci ritroviamo tutti, credenti, non credenti. Ad un’etica del dogma vorrei, insomma, sostituire un’etica dell’umano, del concreto, della pietas, della prossimità, per ridurre il baratro dell’indifferenza e abbattere le strutture o le sovrastrutture religiose o ideologiche».
Dello stesso avviso anche Brancato.
«Non si tratta di dare risposte convincenti – ha detto -. Le conclusioni di questo dialogo non sarebbero soddisfacenti. Non credo, allo stesso tempo, che ci sia qualcuno, credente o non credente, che sia più esperto di altri su temi come la vita, la sofferenza, la morte. Credenti e non credenti hanno, invece, tanto da dirsi per uscire da luoghi comuni, per “inquietarsi” a vicenda, e alla fine per incontrarsi».
Accogliendo la provocazione di Gullo alla concretezza dell’agire, Brancato si è rivolto alla concretezza del credere.
«Ciò che mi inquieta del credente è il suo credere. Nonostante abbia delle competenze, delle conoscenze, un vissuto intenso, il credente continua a credere. Ciò che mi inquieta del non credente è il suo non credere. Nonostante abbia fatto esperienza del dolore, della morte, della sofferenza, della paura, del limite, il non credente continua a non credere. Questo significa che l’atto del credere, la fede, non è una mera opzione razionale. Non è un sillogismo, ma una ricerca molto più profonda che coinvolge l’uomo concreto in ciò che pensa, che agisce, che vive…».
Il programma delle celebrazioni parrocchiali continua oggi, 23 maggio, alle ore 20.30, con una veglia di preghiera comunitaria, nell’ascolto della Parola di Dio e nell’adorazione eucaristica.
Domani, 24 maggio, giorno dell’anniversario della fondazione, il parroco presiederà la Santa Messa alle ore 19.00.
Durante la Celebrazione verrà benedetto il nuovo battistero.

23 maggio 2013