Conclusi gli “Incontri del Chiostro”. Il dialogo e’ la vera strada da percorrere

SCORDIA – Si sono conclusi, il 13 dicembre, gli “Incontri del Chiostro”.
L’iniziativa è stata pensata e realizzata dalle Parrocchie di Scordia, nell’ottica di proporre momenti e luoghi di dialogo e confronto sulla rilevanza della fede nella sfera pubblica.
Nelle tre conversazioni in programma, tutte molto partecipate, ospitate nel salone della Chiesa del Convento, si è discusso non di teoria o astrazioni, ma di una fede che sà dare ragione della propria speranza. Una fede, cioè, come esperienza di vita, non un insieme di concetti e di pratiche.
Lo spirito dell’iniziativa è stato illustrato bene da don Vito Valenti, parroco della Parrocchia San Rocco. «Il nostro obiettivo – ha detto – è di riflettere, come indica papa Francesco, sul contributo fondamentale della fede nell’edificazione dei luoghi nei quali l’uomo può abitare con gli altri. Per più di un aspetto abbiamo rievocato, inoltre, quello che fu lo “spirito o la profezia del Concilio”, testimoniando attivamente il ruolo e la fecondità della Chiesa nel mondo contemporaneo».
Gli “Incontri del Chiostro” si sono aperti il 23 ottobre scorso, con la riflessione di don Piero Sapienza, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro dell’Arcidiocesi di Catania, sul tema “Si può essere felici in tempo di crisi?”.
Il secondo appuntamento, il 22 novembre, ha coinvolto i partecipanti sul tema: “La chiesa bella del Vaticano II”. Le considerazioni e i ragionamenti di don Pino Ruggeri, docente di Teologia presso lo Studio teologico “San Paolo” di Catania, hanno proposto diversi temi di riflessione.
Ieri, l’Incontro ha offerto una sagace e chiara lettura del dialogo fra credenti e non credenti, sul modello del dialogo fra papa Francesco ed Eugenio Scalfari. Il tema della serata citava “Il dialogo con i non credenti. Non è un accessorio secondario” e il prof. Antonio Crimaldi, docente di Storia della filosofia all’Università di Catania, ne ha definito bene i contorni a partire dall’idea che la condizione affinché esista un dialogo è «l’apertura e la fiducia verso l’interlocutore e le questioni che solleverà».
Don Gaetano Tomagra, parroco della Parrocchia San Giuseppe, che ha introdotto i lavori, ha parlato degli “Incontri del Chiostro” come di «un invito rivolto alle comunità ad uscire fuori dagli schemi tradizionali, ad incontrare i lontani, ad ascoltarli, senza tacere la nostra verità che è Cristo».
Parole che hanno dato il “la” a Crimaldi che in tre punti – la fede in Cristo, la Chiesa, Dio – ha destrutturato il discorso mediatico sull’intervista di Scalfari a papa Francesco, per ricostruire le maglie di un ragionamento sull’umano che Bergoglio ha proposto, con sapienza, all’intervistatore, invertendo, quasi inconsapevolmente per Scalfari, i ruoli e facendo diventare quel dialogo «un’occasione per stimolare l’approfondimento della fede per i credenti, e per un approfondimento stimolato delle domande di senso per un non credente».
La fede in Cristo. Crimaldi ha sottolineato la necessità di «fare della fede un’esperienza di vita». Questa opzione apre ad un percorso di ricerca e di dialogo condiviso, perché il valore di fondo è l’uomo. La ricerca della verità non potrà pertanto prescindere dall’interrogativo sull’uomo. «La fede – ha aggiunto Crimaldi – introduce ad una verità che è una relazione. La verità non la si possiede, ma si è posseduti dalla verità. La verità è una relazione con Cristo. Cristo ci spossessa, ci espropria di un io-autocentrato, per ricollocarci in una dimensione relazionale».
La Chiesa. Partendo da una raffinata analisi sull’autorità, Crimaldi ha concentrato immediatamente la discussione sulla Chiesa e sul potere. «Qualcuno sostiene che nella strategia pastorale e nella teologia di papa Francesco, manchi la croce. Penso, invece, che continuando sulla strada intrapresa, Bergoglio troverà la “sua” croce, una croce che gli sarà riservata non dalla Chiesa, ma dalle sovrastruttire della Chiesa, chiese sovrapposte o nascoste alla Chiesa. Papa Francesco sta incidendo con convinzione sull’idea di una conversione pastorale della Chiesa, basata sulla tenerezza e sulla debolezza. Sono paradigmi molto distanti da quelli che conosciamo».
Dio. Su questo punto Crimaldi ha riservato davvero il meglio di sé. È riuscito a ottenere l’attenzione del numeroso pubblico, conversando con amabilità. Alternando aneddoti di vita quotiana con dotte e competenti osservazioni filosofiche. «Dio – ha poi concluso – non è il pensiero di Dio, come dice Scalfari. Dio è il reale per eccellenza. Ha ragione papa Francesco».
Al termine della relazione, c’è stato spazio per il dibattio. Diversi gli interventi nei quali sono state colte diverse sfumature del discorso. In particolare sull’idea di dialogo è ritornato don Valenti.
«Il dialogo – ha detto – che il Concilio ha valorizzato in modo convinto e autorevole, sembra oggi che sia respinto ai margini. Credo che proporre la via di un dialogo aperto e corposo, che fonda la sua ragion d’essere sull’uomo, sia invece la strada da percorrere oggi per parlare all’uomo dell’uomo e della sua verità».
Come non essere d’accordo!

14 dicembre 2013