«Non c’è una notte così lunga da impedire al nuovo giorno di nascere. E non ci sono tenebre così profonde da ostacolare il sole nel suo nascere». Parole di Calogero Peri, vescovo della diocesi di Caltagirone, pensando al 2013 alle porte e volgendo lo sguardo a un 2012 che avrebbe tutte le caratteristiche per essere definito “annus horribilis” e in cui, però, il presule si sforza, nonostante tutto, di cogliere spunti positivi.
«L’anno che si conclude – afferma il vescovo cappuccino – ci ha risvegliati e messi con i piedi per terra, costringendoci a fronteggiare una crisi di vasta portata e nuove paure, come quella connessa all’annunciata fine del mondo. Alla luce di quanto è accaduto nel 2012, quello che si apre è un anno da accogliere e vivere non con atteggiamento passivo, ma puntando a una ripartenza. Non dimentichiamo che l’uomo, anche nei momenti più drammatici, è riuscito a venire fuori dalle difficoltà».
Il pastore della diocesi calatina ha poi un pensiero per i poveri. «Oggi – spiega il prelato – il concetto di povertà si è notevolmente allargato, sino a ricomprendervi persone e categorie che prima ne erano assolutamente al di fuori. Di fronte a tutto ciò, occorre sforzarsi per dare risposte nuove e profetiche».
Peri si sofferma sulla realtà del Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, che ospita tremila extracomunitari: «Dobbiamo fare di tutto affinché questi nostri fratelli siano il fine dei nostro sforzi. Dobbiamo servirli e non servirci di loro. In questi mesi credo che sia emerso in maniera evidente il problema dei tempi eccessivamente lunghi in cui si riesce a chiarire la posizione di queste persone sbarcate in Italia». Gli stranieri, molti dei quali con storie di gravi violenze subite alle spalle, si ritrovano, a essere “parcheggiati” addirittura per anni. «Su questo aspetto – sostiene il vescovo – occorre incidere in maniera incisiva, accorciando in maniera sensibile i tempi».
Sul Muos, il radar militare Usa in fase di costruzione a Niscemi, ma a breve distanza da Caltagirone, indicato come altamente dannoso, Peri si dice «profondamente preoccupato perché tante domande restano ancora senza risposte», e reclama, specie nel legittimo interesse delle comunità della zona, «spiegazioni chiare su quanto sta accadendo».
Mariano Messineo
da La Sicilia, domenica 30 dicembre 2012, p. 38