Papa Francesco, al pari di san Giovanni Paolo II, ha scelto il tema della famiglia per il suo primo Sinodo. Ed entrambi erano vescovi diocesani prima di essere eletti sul Soglio di Pietro. Lo ha fatto notare monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, nel consueto briefing giornaliero con i giornalisti svoltosi ieri nella Sala Stampa vaticana con il coordinamento del portavoce padre Federico Lombardi. Il presule irlandese è stato chiamato a rendere la sua testimonianza in qualità sia di relatore di uno dei tre circoli minori di lingua inglese, sia come testimone diretto anche di quello del precedente Sinodo sulla famiglia del 1980.
«È interessante – ha osservato Martin – che il tema della famiglia sia stato il tema scelto da Giovanni Paolo II e da papa Francesco per il loro primo Sinodo. Io penso che questo tragga anche origine dal fatto che erano entrambi vescovi diocesani, un anno prima dei rispettivi Sinodi, e che vedevano la centralità della famiglia per lo sviluppo della Chiesa e per la stabilità della società. Vedevano anche le sfide che la famiglia, come istituzione, e le famiglie dovevano affrontare nella cultura di quel momento». Per l’arcivescovo di Dublino, che ha ricordato come relatore generale dell’assise del 1980 fu l’allora cardinale Joseph Ratzinger, un’ulteriore analogia tra i due Sinodi emerge dalla presenza di un gran numero di uditori, tra cui tantissime coppie sposate. Ma le similitudini finiscono qui. Perché i tempi sono cambiati, e con essi anche le sfide che la famiglia si trova a dover affrontare. «Quello che mi colpisce questa volta – ha spiegato – è di ascoltare problematiche che prima venivano evidenziate solamente dai vescovi europei o occidentali. Oggi, invece, le stesse “invasioni” di una diversa cultura si registrano in America Latina e in Africa».
Ribadendo che il confronto sinodale è stato «molto aperto» e di aspettarsi che la Relatio di domani «richiami l’attenzione sulle differenze emerse», il presule ha sottolineato: «su alcune questioni il dibattito teologico è andato avanti per anni e non aspetto che questo Sinodo lo porti a conclusione». «Ma – ha aggiunto – questo Sinodo non può semplicemente ripetere quello che fu detto venti anni fa. Deve trovare un nuovo linguaggio, per mostrare che ci può essere sviluppo nella dottrina e che c’è stato un desiderio di ascoltare ciò che è emerso nei questionari inviati e ciò che è emerso nel Sinodo stesso». «Il gruppo di cattolici che vivono pienamente la dottrina della Chiesa è ridotto», ha poi detto Martin. E ha aggiunto: «Nel lungo periodo si troverà un accordo di fondo sul fatto che misericordia e grazia vanno insieme: non è che da una parte c’è la verità che è un dogma e dall’altra parte la misericordia che è al lato dell’insegnamento della Chiesa. Ma bisogna trovare vie reali di portarle insieme e non è semplice».
Venerdì pomeriggio, intanto, sono intervenuti in Aula sette degli otto delegati fraterni (quello russo ortodosso lo farà nei prossimi giorni). Nel complesso, è stato sottolineato come le sfide e le speranze riversate sul nucleo familiare siano comuni a tutti i cristiani: la famiglia – si è detto – è fondamentale per la società, è base essenziale della comunione nella giustizia. Comune tra i cristiani anche la necessità di un’adeguata preparazione al matrimonio e di una riflessione adeguata sulle nozze tra credenti e non credenti. Al briefing di ieri ha partecipato uno di questi uditori, la signora Duval-Poujol Valerie, battista, che elogiando il metodo di lavoro sinodale ha sottolineato che «il ruolo dei laici non è stato solo simbolico». Quanto alla prossima settimana, ha aggiunto, «credo che sarà appassionante».
Gianni Cardinale
13 ottobre 2014
fonte: http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/sinodo-la-prima-settimana.aspx