CALTAGIRONE – A conclusione del mese dedicato per secolare consuetudine alla Vergina SS.ma venerata col titolo di Conadomini, la città di Caltagirone si prepara a celebrare con rinnovato fervore, la Festa del 31 Maggio, mese dedicato alla Vergine SS.ma venerata col titolo di Conadomini. I Primi Vespri della vigilia, mercoledì 30 alle ore 20.00, introducono al giorno gioioso della Solennità. Giovedì 31 alle ore 20,00, il Vescovo S. Ecc. Mons. Calogero Peri, presiederà nella Basilica S. Maria del Monte la solenne messa Pontificale insieme ai Sacerdoti e a tutto il popolo cristiano, che accorre sempre numeroso e devoto per venerare la sua Celeste Patrona.
Le celebrazioni di quest’anno hanno avuto già un carattere peculiare per la restituzione alla Basilica dell’Icona accuratamente restaurata con la solenne processione dello scorso 1° maggio, quando un corteo orante e gioioso ha accompagnato processionalmente la preziosa Icona nella sua Chiesa in cima alle Scale. Opportunamente il Vescovo mons. Calogero Peri richiamava in quell’occasione la profonda pietà e devozione del popolo calatino per la sua Patrona «riconosciuta dalla fede del popolo come “Bedda Matri” e contemplata alla luce del mistero Trinitario come “gran figlia, madre e sposa”».
Per l’intero mese sono accorsi sempre numerosi alla Basilica i tradizionali pellegrinaggi dei singoli devoti e delle comunità parrocchiali cittadine, dei gruppi e movimenti ecclesiali e delle scolaresche.
«Anche il tradizionale corteo della “rusedda” di oggi 26 maggio, che richiama le antiche modalità religiose ricche del fascino e di un folklore, di cui si rischia di perdere il senso religioso – dice il vicario generale don Gianni Zavattieri – come l’allestimento (purtroppo sempre più raro) delle cappelline votive disseminate negli angoli più caratteristici del centro storico, parlano di quella “pietà popolare”, il cui valor la Chiesa chiede di rievocare e salvaguardare sapientemente e doverosamente. Nelle pieghe di queste memorie semplici, e nei solchi di quella linfa evangelica seminata nel corso dei secoli occorre ritrovare le radici della originale evangelizzazione, nutrita di concretezza esistenziale e attenta ai dinamismi dei segni dei tempi di una storia complessa. In essi viveva e scorreva la fedeltà alle radici e ai valori cristiani da non dimenticare e da recuperare, perché, restituite a nuova vitalità, sottoposte alle necessarie potature e rimodulazioni, tornino a trasmettere la fedeltà e perenne vitalità di un Vangelo ‘senza tempo’ capace di veicolare contenuti spirituali e morali, modalità civili e culturali, capaci di autentico progresso in una più piena prospettiva di genuino umanesimo».
26 maggio 2018