Prot. 16/2025
Al Popolo Santo di Dio della Chiesa di Caltagirone:
Ai Presbiteri e Diaconi
Alle Comunità Religiose
Alle Aggregazioni Laicali
e a quanti, con noi, desiderano farsi
“Pellegrini di Speranza”
Carissimi,
come già annunciato, “immersi nel grande Mistero della Pasqua” che ci edifica sempre nel vincolo della carità di Cristo, vi raggiungo per condividervi l’invito a celebrare la solennità del CORPUS DOMINI, sorgente della speranza che prende forma nella testimonianza del credente e della Chiesa, Giovedì 19 giugno alle ore 18.30, presso la nostra basilica Cattedrale di Caltagirone.
In quella stessa circostanza, vivremo anche il Giubileo delle Confraternite e delle Aggregazioni laicali della nostra Chiesa diocesana perché col dono dell’Eucarestia siamo resi infatti l’uno pietra vicina all’altra per una costruzione, per un tempio, perché le vite nostre diventino il grande tempio dov’è la gloria di Cristo e, attraverso Lui, la gloria del Padre, dove lo Spirito fa risuonare la sua voce e irradia la sua luce.
Nella cornice del Cenacolo, come discepoli del Risorto seduti al banchetto ci nutriamo del corpo eucaristico, diventando somiglianti a Cristo e, nella loro unità, edifichiamo la Chiesa. Tale dinamismo comunionale si compie in forza dello Spirito Santo. È l’azione dello Spirito che genera, manifesta e trasforma il “corpo cristologico” nel mistero dell’incarnazione, nella comunione carismatica e ministeriale della Chiesa.
La comunione al corpo eucaristico, quindi, ci trasforma nel suo corpo e ci fa essere Chiesa. La comunità dei discepoli converge in Cristo. La Chiesa, infatti, non costituisce una mera istituzione religiosa, ma un organismo vivente che riceve energia e vita dal contatto con il Risorto, presente e operante con il suo Spirito di amore e di santità. Anche i singoli discepoli, quindi, sono plasmati a livello personale dal legame originario con l’intero corpo. L’appartenenza alla comunità cristiana non costituisce un attributo secondario o un’aggiunta ornamentale. L’Eucaristia, infatti, ci strappa dal ripiegamento all’interno di una individualità chiusa e autosufficiente, facendo evolvere la coscienza di noi stessi in un’autentica coscienza della comunione. Il cristiano è persona e il suo volto è orientato verso l’altro e non rivolto al proprio io isolato. La dimensione comunionale propone una trama con “incroci a intreccio”, «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).
L’unità realizzata dall’Eucaristia, infatti, non è omologazione, ma omogeneità. In essa tutti diventano “figli nel Figlio e fratelli nel Fratello”, ma solo a condizione che tale comunione consacri le differenze e le alterità, nella pluralità multiforme delle figliolanze e delle fratellanze. In tale prospettiva, la liturgia pone il discepolo nell’esercizio della libertà davanti al “Dono” “forma visibile” della grazia invisibile: tale sua visibilità ha bisogno di immaginazione e di sogno, di slancio e di silenzio, di forma comprensibile e di mistero informe.
Ecco perché celebrare insieme l’Eucarestia significa ri-partire dall’evangelizzazione come il respiro della chiesa pasquale che vive dentro le trame di questa nostra storia.
La tradizione cristiana ci spinge in questo giorno ad uscire dalle chiese portando il “Corpo vivente” tra i viventi, per le vie e tra le case dei nostri paesi e delle nostre città. Questa è l’Eucaristia! È collocata in mezzo alle nostre miserie perché possiamo risorgere dalle tante forme quotidiane di morte ed avere la forza per testimoniare la bellezza e la novità del Vangelo.
In fondo, quel giorno, mescolati a quella folla affamata di cui ci parla il Vangelo ci siamo anche noi. Anche noi affamati di tante cose. Il Signore, nell’Eucaristia quasi sussurrata e celebrata nell’intimità della nostra chiesa Cattedrale, continua a prendere il pane, a elevare le parole della benedizione, a spezzarlo e a donarcelo perché nel suo Corpo, donato a noi nella forma del pane e del convito, è racchiusa tutta la sua vita e c’è tutta la speranza del nostro cammino.
In attesa di incontrarvi per vivere un “Kairos” di gioia e di comunione come Chiesa giubilare in cammino che si nutre del Pane “buono” della vita, vi saluto affettuosamente e vi benedico di cuore.
Caltagirone, 6 giugno 2025