In punta di piedi

Scrivendo sotto lo stimolo di una forte emozione, capita a volte di restare conquistati dai dettagli di una esperienza. Penso allo scorso primo marzo, day after per Benedetto XVI dopo otto anni di pontificato. Ho provato a immaginare il suo primo risveglio da Papa emerito. Quali pensieri nel suo cuore e nella sua mente, mentre tutt’intorno televisioni, giornali, opinione pubblica furoreggiavano nell’inseguire comprensibili, diversissime e perfino balzane e imprevedibili analisi. Tutti sentivano di potere e dover pensare, suggerire, dire qualcosa a proposito del suo “storico” gesto di abdicare al peso e alle responsabilità del ministero petrino, convinto dalla crescente fatica.
Avrà avuto qualche seppur fugace tentazione di ripensarci o – come dice qualcuno – perfino pentirsi? Quel volo dell’elicottero bianco sui cieli di Roma per un ultimo saluto da Papa quali profondità ha scompigliato nel suo cuore? Penso che nulla di tutto ciò sia più lontano dalla verità. Quelle parole che hanno scosso e sgomentato il Collegio cardinalizio nel Concistoro di lunedì 11 febbraio 2013 – festa liturgica della Madonna di Lourdes – e poi la Chiesa a il mondo, sapevano di lunghe riflessioni, lunghe preghiere, forse notti insonni; ma sembravano scritte col fuoco nel profondo del suo cuore e della sua intelligente capacità di leggere la sua storia e quella della Chiesa Cattolica che ha guidato con sapienza in questi non facili anni di governo.
Erano palesemente parole ormai sedimentate nella sua coscienza credente e pastorale, quasi già scritte inconsciamente e recuperate nella memoria dal giorno in cui si presentò come “povero operaio nella vigna del Signore” al popolo plaudente in Piazza San Pietro. Nient’affatto un “resa”, dunque, come qualcuno ha voluto malignamente insinuare, e ancor meno una “fuga”: piuttosto un esemplare e radicale atto di Fede e di Obbedienza allo Spirito. Un gesto di fronte al quale non potevamo non sentirci tutti un po’ spiazzati quanto stupiti ed edificati. Questi stupefacenti esiti è capace di generare una Fede profonda ed esemplare. Esiti di radicale verità.
Dal primo momento in cui la notizia cominciò a percorrere turbinosamente le via della comunicazione mediatica, nella mia mente e nel mio cuore sentivo emergere prepotente un solo giudizio possibile: straordinario. Straordinario il gesto, le parole pronunciate, il tono, lo sguardo, la determinazione mite di un uomo di Fede che dice al suo Signore e comunica ai fratelli la sua decisione: è l’ora di andare, l’ora di salire sul monte del suo ultimo pellegrinaggio (così egli stesso lo ha definito nel saluto ai fedeli raccolti nella piazzetta di Castel Gandolfo per l’ultimo abbraccio al Papa che se ne andava). La chiamata del Signore, quella che lo convocava sul monte della preghiera, preludio al grande incontro finale, gli è risuonata dentro con lucida evidenza.
La notizia ha sorpreso tutti, certo, ma l’impatto di una determinazione (di cui qualcuno in altri frangenti della sua attività pastorale aveva potuto dubitare) è apparsa subito tranquillamente irremovibile. Se rileggiamo quelle parole pacate, soppesate come non mai nella sua vita, che svelavano il suo intendimento di straordinario impatto “storico”, ci accorgiamo della esemplare lezione di vita e di fede che raccontavano. Quanto è accaduto dopo lo abbiamo visto accadere tra lo stupore e la commozione di un popolo credente intensamente “grato” e anche di un impatto comunicativo globale in cui è prevalso nettamente lo spessore del rispetto e della ammirata considerazione per la sua decisione.
Da secoli un Papa non se ne andava così in punta di piedi senza attendere le scadenze e i cerimoniali di fine pontificato. In punta di piedi come sapeva fare il “pastore tedesco” infinitamente paziente e mite nell’affrontare situazioni interne alla Chiesa e di relazione col mondo laico e secolare di complessa drammaticità. Le altre vicende saranno oggetto di infinite altre attenzioni e valutazione controverse e contrastanti nei giorni che verranno e vedranno accadere eventi di fortissimo impatto ecclesiale e sociale; primo tra tutti l’elezione di un nuovo Papa sulla Cattedra di Pietro. Intanto sulla sua barca (di Pietro s’intende) continua a vegliare un Cristo mai assente e lontano dalla nostra vita e dalla nostra storia.

don Gianni Zavattieri