I MISTERI DELLA MISERICORDIA
I Mistero – Gesù incontra la Samaritana al pozzo di Giacobbe (Gv 4,1-42)
II Mistero – Gesù va in cerca della pecorella smarrita (Lc 15,4-7)
III Mistero – Gesù annuncia la misericordia del Padre che accoglie il figliol prodigo (Lc 15,11-32)
IV Mistero – Gesù perdona la donna adultera e chi ha molto peccato (Gv 8,1-9; Lc 7,36-50; Gv 21, 15-19)
V Mistero – Gesù accoglie il ladrone in Paradiso (Lc 23,39-43)
MEDITAZIONE
I Mistero
Gesù incontra la Samaritana al pozzo di Giacobbe (Gv 4,1-42)
In questa Samaritana al pozzo di Giacobbe c’è una donna, la donna, l’antico e nuovo popolo d’Israele, una comunità credente, la Chiesa, ogni peccatore e peccatrice, ciascuno di noi, tutti, oggi e sempre. È in lei ci sono tutte le storie di pregiudizi e di degrado, di sogni infranti e di delusioni accumulate. C’è la fatica di elemosinare ad ogni giorno, e a un prezzo altissimo, una possibilità di vita e di sopravvivenza. C’è la dura realtà che ti costringe a cercare e trovare qualche goccia d’acqua nel deserto assolato della vita. Ma c’è anche la sorpresa di uno straniero, con il quale normalmente non corre buon sangue, che ha l’umiltà o la sfacciataggine di chiederti da bere. C’è soprattutto la sorpresa di uno strano povero, che mentre ti chiede un po’ d’acqua, ti promette, con la sua sola stanchezza, sorgenti d’acqua viva che zampillano per la vita eterna. Strano per davvero, che egli si faccia pezzente per dare. Fuori di ogni logica, che da ricco che è e che era, si è fato povero per noi. Perché oltre ad avere sete d’acqua, ha gran sete di tutti noi, inguaiati dalle nostre disavventure e da molti pregiudizi. E dove normalmente tutti gli altri ci mettono il giudizio e la condanna, egli ci ha messo solo il suo amore. E così, nella sua misericordia senza limiti, ha accolto la nostra e tutta la miseria. È una storia sorprendente, fatta solo di amore, dono, perdono e misericordia. Fatta a misura nostra e del nostro bisogno.
II Mistero
Gesù va in cerca della pecorella smarrita (Lc 15,4-7)
Strana la logica e la matematica di Gesù: lasciare l’ovile delle pecore buone per andare a cercare quella discola; abbandonare le novantanove per cercarne una; fare più festa per un solo peccatore che si pente e non per tutti gli altri giusti che non hanno bisogno di fare penitenza. Forse, però, ci sembra strano perché, in cuor suo, ognuno pensa di essere lui quell’unico giusto, l’unico che non è come gli altri. Ma se quell’uno che si perde sono io, se quello per cui è disposto a fare gran festa sono io, se quello che va a cercare in ogni posto, e ad ogni costo, sono io, allora è vero amore e sola misericordia.
Che Vangelo, che notizia sconvolgente, poter contare su un Dio che non si rassegna a perdermi. Che fa di tutto: per cercarmi, per trovarmi, per riportarmi all’ovile. E per risparmiarmi la fatica della strada, mi mette pure sulle sue spalle. Ben altro dei rimproveri che ci meritiamo e che ci aspettiamo. Ben altro di come noi trattiamo chiunque si trovi in difficoltà o abbia sbagliato. Non sette volte o settantasette volte, ma una sola volta. La verità è una sola. Egli non ci tratta mai secondo i nostri peccati, ma sempre secondo la sua misericordia. Sarebbe giusto se egli ci trattasse duramente, lo meriteremmo per i nostri peccati. Ma egli ha scelto di essere giusto in altro modo, perché, invece di considerare il nostro peccato, tiene presente solo la sua misericordia. Per questo ci ha sempre cercato, e continuerà a cercarci ancora e sempre.
III Mistero
Gesù annuncia la misericordia del Padre che accoglie il figliol prodigo (Lc 15,11-32)
Se per noi i comportamenti di Gesù sono strani, non lo sono meno quelli di suo Padre. Il quale, senza fare troppe storie, si lascia convincere, e dà una parte dei suoi beni al figlio minore. Glieli dà pur sapendo che, a proposito di garanzie, non era assolutamente messo bene. E non si sbagliava. Perché, a suo figlio, è bastato poco tempo per sciupare tutto. Fu sufficiente che gustasse un poco di libertà o di libertinaggio per sperperare ogni cosa. Soprattutto la sua vita, che il Padre fiduciosamente gli aveva messo in mano. Non rassegnandosi, però, a vivere di stenti e neppure con i porci, con i quali si litigava per strappare loro le ghiande, fece un ragionamento che aveva poco di pentimento, di sincerità e di ravvedimento. Era, al contrario, del tutto interessato. Interessato a vedere come poter sfruttare la sua condizione di figlio nella casa di suo Padre. Una volta anche sua, ma che ormai, per eredità, sarebbe andata tutta a suo fratello maggiore.
Con questi pensieri si incamminò verso casa. E suo Padre invece di rimproverarlo, di pretendere le scuse, gli corse incontro, lo abbracciò, se lo coccolò tutto. E addirittura, dimenticando tutto, diede ordine di fare una grande festa, perché aveva riavuto suo figlio sano e salvo. Ma il colpo di scena era dietro l’angolo. Infatti, anche il figlio maggiore non voleva entrare in casa, in quanto non perdonava suo padre che aveva perdonato suo fratello. E qui tocchiamo la verità di questa storia: del figlio minore che sperpera i suoi beni, di quello maggiore che si credeva giusto, e soprattutto di questo Padre che sta nei cieli. La verità è semplice, per un motivo o l’altro noi figli pensiamo di stare meglio fuori casa, anche se non è così e non potrà mai essere così. Quello che ci salva da questa deriva è la misericordia di questo Padre. Che ci ama, ci perdona, più di quanto possiamo pensare ed immaginare. E anche quando noi non lo consideriamo Padre, egli ci tratta sempre come Padre e come figli. Ecco perché questa non è la parabola di Dio Padre che ha dei figli scapestrati e altri con la testa a posto, è la Parabola di Dio che per far festa coi suoi figli in casa sua, si deve sempre e per tutti scomodare e andare a cercarli fuori.
IV Mistero
Gesù perdona la donna adultera e chi ha molto peccato (Gv 8,1-9; Lc 7,36-50; Gv 21, 15-19)
È sempre meglio, anche per noi, cadere nelle mani di Dio che in quelle degli uomini. Perché gli uomini hanno già le pietre in mano per toglierci di mezzo. Così volevano continuare a fare con quella donna che avevano scoperto in flagrante adulterio e che avevano condotto davanti a Gesù, per accusarla e condannarla a morte. Ma per quella donna, come per la pubblica peccatrice che aveva molto peccato e che tutti disprezzavano, egli invece, aveva soltanto molto amore, molta compassione, tanta misericordia e solo perdono. Chi potrebbe condannare è solo Dio, che è giusto, mentre nessun uomo può condannare perché è peccatore come gli altri e come tutti. E invece Dio non condanna, mentre gli uomini peccatori, sono sempre disposti a farlo con tanta leggerezza e accanimento.
Per nostra fortuna restiamo sempre e solo di fronte alla sua misericordia, con la quale egli ci offre un immeritato supplemento di fiducia e di incoraggiamento, per andare in pace e non peccare più. Che conquista se questo profumo della misericordia, ben più prezioso del nardo che la donna rompendo il vasetto sparse per tutta la casa, potesse riempire la Chiesa e il cuore di ogni credente in Cristo. È il vangelo della misericordia, di cui tutti abbiamo bisogno e che poi con tanta difficoltà siamo disposti a dare. Ma forse è su questo versante che si gioca la scommessa della nostra credibilità quando ci presentiamo agli altri e al mondo. Con la misericordia questa scommessa sicuramente si vince, ma in assenza, è una sconfitta senza appello. La partita contro il nostro peccato Dio non la vince con la severità e la legge, ma con l’amore e il perdono. Non imputando a noi le nostre colpe, che abbiamo commesso e che ci condannerebbero.
V Mistero
Gesù accoglie il ladrone in Paradiso (Lc 23,39-43)
Pure o soprattutto sulla croce, Gesù ribadisce la logica vincente della misericordia. Quando si sta per chiudere fondamentalmente in perdita la sua missione su questa terra, per il rifiuto che l’ha portato a morire sulla croce, la sua ultima scommessa è ancora sull’amore e il perdono per i peccatori. A quel ladrone, che aveva perso tutto nei suoi giorni e ora anche la vita sulla croce, Gesù, pure lui al capolinea della vita qui in terra, senza fare consuntivi o bilanci, gli offre, anzi gli regala, il Paradiso. Senza rimandi gli annuncia: “Oggi sarai con me in Paradiso”.
Ce ne vuole per parlare di paradiso in quell’inferno di dolore e di violenza, che ancora oggi si perpetua e si ripresenta nelle malattie, nelle violenze, nell’odio, nelle guerre e nelle più assurde atrocità. Eppure Gesù continua a credere e scommettere sull’amore e sulla misericordia. Continua ad aggiornarne la misura e la qualità, perché possa abbracciare tutto e tutti. Perché, anche dalla croce ci ha voluto ribadire che, all’amore e alla misericordia appartiene l’ultima parola. Ma solo quando l’amore, come il suo, come la sua misericordia, non hanno misura. Solo se, come lui ha fatto amando fino a dare la vita sulla croce, si è disponibili a perdere tutto e a perdersi, pur di non perdere nessuno.