I MISTERI DELLA CONSOLAZIONE
La recita del Rosario è celebrazione orante della Parola di Dio. È meditazione litanica dei misteri della nostra salvezza. È ricomprensione credente della nostra vita alla luce di Dio-Amore. È ascolto, mai completato, di quello che Dio ci vuole comunicare, per realizzare la pienezza della nostra gioia e trasmetterci la sua pace, che nessuno e nessuna cosa possono mai toglierci. È Vangelo di vita e di speranza per la vita di ora e per quella futura. Buona notizia e soluzione per tutte le esperienze che siamo chiamati ad affrontare. Tuttavia, tanta nostra sofferenza, assieme a quel profondo dolore che spesso graffia il nostro cuore, è privo di consolazione e manca di prospettive. O almeno, è privo della consolazione veramente consolante di Dio. Eppure, in tutto il suo parlare, non manca mai il suo grido, con cui vuole consolare e consolarci: “Consolate, consolate il mio popolo! Gridate al cuore di Gerusalemme che è finita la sua schiavitù”. (Is 40,1) Ma purtroppo quella del dolore e della disperazione ancora dura.
Nel Rosario, nella preghiera mariana per eccellenza, vogliamo esternare tutta la nostra sofferenza e chiedere la fine di ogni schiavitù. Vogliamo chiedere l’apertura del nostro cuore alla consolante attesa dell’intervento di Dio. Vogliamo sperimentare che la nostra preghiera è sempre rivolta al “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione”. (2 Cor 1,3-5). Che nella nostra vita abbondino il dolore e la paura, lo sappiamo tutti e lo subiamo potentemente fino all’inverosimile. Ma che, allo stesso tempo, possa abbondare anche la consolazione di Dio, lo vogliamo chiedere e sperimentare nella preghiera. Lo vogliamo chiedere a Maria e con Maria. Lei che è la prima esperta nel soffrire, che è piena di grazia, come lo è anche di dolore profondamente in tutta la sua vita. Specialmente sotto la croce di suo Figlio e dei suoi figli, da quando li ha avuti affidati come madre e come figli, da suo Figlio.
Il Vangelo ci offre diverse circostanze in cui Gesù si adopera per consolarci. Fine che Egli persegue in tutta la sua vita e con tutte le sue forze. Non solo per questa vita terrena, ma anche in vista di quella futura con la promessa dello Spirito Consolatore. E siccome la consolazione non può essere astratta, ma sempre rivolta a qualcuno, sia come singolo, sia come gruppo, oggi Dio questa sua consolazione la vuole attualizzare per ciascuno di noi e per tutti. Nella scelta dei cinque misteri della consolazione si è voluto mantenere l’equilibrio tra il Vangelo della consolazione annunciato a singole persone e quello offerto a gruppi o a tutti.
Meditiamo con fede e con speranza la consolazione del Signore, che Egli ci vuole dare, più di quanto noi siamo disposti a chiedere.
I Mistero – Gesù consola il vecchio Simeone e il suo popolo (Lc 2,25-35)
II Mistero – Gesù consola la madre vedova del ragazzo morto (Lc 7,11-17)
III Mistero – Gesù consola i discepoli nella notte della tempesta e della paura (Lc 8,22-25; Mt 14, 22-33)
IV Mistero – Gesù consola Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro (Gv 11,1-44)
V Mistero – Gesù consola i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)
MEDITAZIONE
I Mistero
Gesù consola il vecchio Simeone e il suo popolo (Lc 2,25-35)
È il mistero che ci presenta Gesù, fin dall’inizio, quale consolatore, e che qualifica tutta la sua missione quale consolazione. Scioglie dalla paura questo vegliardo carico di anni, e lo riempie di fiducia, pure per l’ultimo suo viaggio. E per questo regala ai suoi occhi la luce vera, quella che illumina i suoi passi e quelli di ogni uomo e di tutte le genti.
II Mistero
Gesù consola la madre vedova del ragazzo morto (Lc 7,11-17)
Questo intervento mette a fuoco l’unica consolazione che possiamo ricevere quando qualcuno muore e soprattutto ci muore. Quando lo strazio è tale e tanto, che non può essere, o non vuole essere consolato. Solo lui si può accostare al nostro dolore, soltanto Gesù può toccare e fermare l’incedere inarrestabile della morte e del suo trionfale corteo. Egli ha sempre il potere di restituirci vivo ciò che noi piangiamo morto o come morte.
III Mistero
Gesù consola i discepoli nella notte della tempesta e della paura (Lc 8,22-25; Mt 14, 22-33)
È la consolazione di cui tutti e sempre abbiamo bisogno, per la vita, per la tempesta e per la notte. La nostra vita. infatti, è sempre un passaggio all’altra riva, fatto spesso nella paura, nella notte e nella tempesta. Non temete: sono io! Non temete: ci sono io. Non temete sono ancora io, e soprattutto sono per voi. La consolazione della fede, alla quale Egli ci invita, ci sostenga nel prenderlo sulla nostra barca e nel prendere il largo.
IV Mistero
Gesù consola Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro (Gv 11,1-44)
Con questo mistero chiediamo la consolazione del Signore che ci rassicuri che la morte è un sonno, quando per noi è invece la fine. Perché possiamo continuare a coltivare la speranza nella vita e nella risurrezione, quando per noi sono rimaste solo le lacrime. Perché possiamo credere che chi crede in Cristo Gesù è già passato dalla morte alla vita. Che Egli non è mai in ritardo rispetto alla nostra premura, perché quando arriva ha sempre la possibilità di svegliare i suoi amici e di restituirceli. Perché egli piange e soffre per quelli che piangiamo anche noi, ma solo perché li ama quanto e più di noi e non perché non ci sono più. Perché con la sua parola onnipotente e con la sua fiducia nel Padre, che sempre ci ascolta, invece di farci versare lacrime di fronte ad una tomba, ci può fare dare le spalle alla morte. Perché quando tutto è in disfacimento, la nostra fiducia e pure il nostro corpo e il nostro cuore, egli ci può restituire tutto e tutti liberi dalle bende della morte, e da qualsiasi catena. Tuo fratello vive! Egli lo ripete a ciascuno di noi per qualunque motivo noi piangiamo e soffriamo.
V Mistero
Gesù consola i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)
Negli occhi, nella voce, nelle considerazioni, nei pensieri, e soprattutto nel cuore, di questi due discepoli di Gesù sulla via di Emmaus, la delusione c’è tutta. E inoltre la decisione e la direzione, di voltare le spalle, di prendere le distanze e di allontanarsi da Gerusalemme, racconta bene la fine della loro illusione e la pienezza del loro scoraggiamento. Ormai inseguono solo la voglia di voltare pagina. Di non pensare più a quella speranza e a quella fede che, seguendo il loro maestro, li aveva portati fin sotto la croce, dove lo avevano visto miseramente morire come tutti. E mentre loro pensavano che Gesù fosse il solo estraneo in questa loro disavventura, il solo ad averli miseramente illusi e delusi, Egli in persona camminava con loro. Si faceva compagno della loro rassegnata tristezza, per riportarli, attraverso la Parola che egli aveva adempiuto, alla speranza e a Gerusalemme.
È la consolazione di Dio per chi ha preso, credendo a ragione, la direzione sbagliata. È la consolazione che Egli ci indica nella disponibilità ad ascoltare e scrutare la Parola. È la consolazione che i suoi discepoli possono trovare nel calore di relazioni ritrovate, quando spezzano il pane, attorno alla mensa, in sua memoria. È la consolazione della sua risurrezione, che egli offre, quale risposta e soluzione, a tutti. A coloro che, per qualunque motivo, hanno affrontato il dramma del venerdì santo e il silenzio di un sabato che sempre gli segue. È la consolazione che Maria ha custodito e conservato nel suo cuore sotto la croce, per ridonarla oggi ai suoi figli, che Cristo le ha consegnato prima di donarci il suo Spirito.