Chi è Santa Agrippina? Le sue reliquie sono davvero arrivate a Mineo? Ci sono tracce materiali che testimoniano questo passaggio, o si tratta solo di una leggenda? Sono queste le domande a cui si è tentato di dare una risposta nel corso della conferenza Memoria Agrippinae Martyris: i luoghi, le reliquie e il culto della Patrona di Mineo fra archeologia e agiografia, che si è svolta a Mineo venerdì 20 giugno presso la Parrocchia Collegiata di Santa Agrippina.
Occasione della conferenza è stata l’inaugurazione del nuovo percorso didascalico della cripta di Santa Agrippina, luogo carico di significato per la storia della città di Mineo, che è stato restituito alla collettività nella sua duplice funzione di bene culturale e cultuale.
Dopo i saluti istituzionali del dott. Giuseppe Mistretta, sindaco di Mineo, e di don Fabio Raimondi, direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Caltagirone e direttore dell’Ufficio Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e per l’Edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Siciliana, che si sono concentrati sull’importanza della tutela e della fruizione del patrimonio culturale, hanno preso la parola gli esperti relatori.
Il dott. Carmelo Scandurra, archeologo, ha focalizzato l’attenzione sulle origini del culto dei martiri e sul fenomeno della venerazione delle reliquie nelle catacombe cristiane, con particolare attenzione ai siti archeologici della Sicilia Orientale e di Malta.
Il prof. don Matteo Malgioglio, storico e parroco della Chiesa di Santa Agrippina, ha ricostruito, attraverso un confronto tra le fonti agiografiche e innografiche della tradizione greca e latina dedicate a Santa Agrippina, e un’analisi delle evidenze archeologiche e monumentali della cripta, il contesto storico-culturale di matrice bizantina in cui le reliquie della martire giunsero a Mineo, e la originaria funzione della cappella rupestre, che ricalca una tipica cuba funeraria, in cui è ancora riconoscibile, in una cavità nel pavimento, il sepolcro o memoria di Santa Agrippina, un tempo sormontato da un altare in pietra non più esistente, e oggi richiamato da due nuove istallazioni cultuali: l’altare memoriale, con fenestella, e la riproduzione di una icona bizantina di scuola agioritica raffigurante Santa Agrippina Partenomartire.
Il vasto ambiente ipogeo della cripta, che si estende sotto il livello pavimentale della chiesa di Santa Agrippina, come testimonia uno scalone monumentale in stile gotico-catalano, nel corso dei secoli è stato sempre frequentato dai fedeli al fine di estrarvi la “creta”, cioè il terriccio ritenuto miracoloso per il contatto con le reliquie della martire Agrippina, ancora oggi richiesto e utilizzato come rimedio taumaturgico contro le tempeste, le malattie e le calamità naturali.
A partire da lunedì 23 giugno, festa del dies natalis di Santa Agrippina, la cripta sarà aperta al pubblico per le visite e la preghiera personale (da effettuare a richiesta o in occasione di eventi dedicati).
«La riscoperta del sepolcro di Santa Agrippina patrona di Mineo – afferma il parroco don Malgioglio – rappresenta non solo l’occasione per riappropriarsi di un luogo fondamentale per la fede e l’identità della comunità locale, ma anche l’invito a valorizzare questo ricco patrimonio di fede nella prospettiva del dialogo ecumenico, della promozione culturale e dello sviluppo del territorio».
L’evento rientra nel ricco calendario di eventi che, dopo la riapertura al culto della chiesa di Santa Agrippina, avvenuta il 17 maggio scorso, è stato messo in cantiere dalla Parrocchia e dal Circolo di Santa Agrippina per valorizzare il ricco patrimonio architettonico, artistico e archivistico della Chiesa Collegiata. Fra questi, in calendario per il prossimo 18 luglio, la conferenza dal titolo: I colori ritrovati di Sebastiano Monaco a Mineo. Il recente restauro del ciclo pittorico di Sant’Agrippina tra recupero visivo e rilettura storica.
Lunedì 23 Giugno 2025






