MESSA CRISMALE
OMELIA DI S.E. MONS. CALOGERO PERI
Basilica Cattedrale
Caltagirone, 21 aprile 2011
Giovedì Santo
Fratelli e sorelle,
ancora una volta oggi la nostra vita in Cristo Gesù è rivestita di gloria, di splendore e di grazia, per-ché abbiamo sentito che oggi siamo sotto l’azione, la potenza, la gloria dello Spirito di Dio. Perché oggi il Signore ci riveste tutti con le vesti di lode al posto dell’abito di lutto e di mestizia, perché il Signore ci libera dalle nostre schiavitù e ci vuole restituire la grandezza, la bellezza e lo splendore della nostra vita in lui. E questo, fratelli e sorelle, lo facciamo come chiesa, lo facciamo come cre-denti in Cristo Gesù, lo facciamo come presbiteri. Infatti oggi per noi la Parola di Dio ci aiuta a fare questo salto di qualità nella comprensione e nella coscienza che dobbiamo avere del nostro essere stati redenti, salvati per il suo sangue, per essere a lode e gloria della santa Trinità.
Lo facciamo, fratelli e sorelle, come Chiesa, perché Dio ci ha resi un popolo santo, una nazione e-letta, un popolo sacerdotale. E questo ancora una volta non per nostro merito, non per una nostra conquista, ma per il suo sangue, per il suo Spirito, per il suo dono. Ecco perché, fratelli e sorelle, come Chiesa dobbiamo maturare questa convinzione, perché abbiamo un solo battesimo, un solo Dio, un solo Spirito, un solo Signore, un solo Dio padre di tutti, che ci rende davvero una sola e grande famiglia, una sola e grande realtà. E questo, fratelli e sorelle, lo faremo ricordando quei mi-steri della nostra salvezza che in modo normale, naturale, quasi elementare sono i sacramenti che accompagneranno ancora una volta durante questo anno la nostra vita in Cristo. Per questo, fratelli e sorelle, benediremo quegli olii che ci hanno trasformato, che ci hanno permesso di rinascere per davvero, di nuovo e dall’alto. Consacreremo l’olio dei catecumeni che ci preparerà appunto a rice-vere il battesimo, il sacramento che ci apre a tutti i sacramenti, che apre la nostra vita ad una novità, ad una esperienza, ad una profondità inaudita per noi creature, che solo Dio ci può regalare.
E poi benediremo il crisma che consacrerà il nostro essere figli di Dio, che ci inviterà e ci donerà a far risplendere il buon odore di Cristo in questo mondo in mezzo ai fratelli, perché l’uomo salvato da Cristo Gesù possa essere sale della terra e luce del mondo. E quando la nostra vita come quella di tutti si avvia incontro al suo tramonto, configurati attraverso l’olio degli infermi a Cristo morto e ri-sorto per noi, noi apriremo la nostra vita e ancora la speranza al pensiero e soprattutto all’esperienza della vita e della resurrezione.
Dicevo dunque, come Chiesa siamo in festa, e per questo siamo convenuti, siamo venuti qui da ogni parte perché in questo momento vogliamo esprimere quel dono, quello Spirito, quella grazia, quei sacramenti che ci fanno un solo corpo e un solo spirito. E poi vi dicevo, fratelli e sorelle, abbiamo la coscienza, in quanto credenti, di essere per davvero salvati e rinnovati dal Signore Gesù. Ognuno di noi ha questa coscienza di essere quello che è per natura, ma di essere tanto di più per grazia, per dono del Signore. Ci ricorderemo fondamentalmente di quella grande verità che il battesimo annun-cia, opera e realizza a ciascuno di noi, di essere comunque e sempre, in qualunque situazione della nostra vita in cui ci verremo a trovare, di essere sacerdoti, re e profeti. Cioè di essere collocati fra questo mondo e Dio, di essere comunque signori sempre della nostra storia e di avere a nostra guida, a nostra indicazione, la luce e lo splendore della Parola del Signore. Questa è la coscienza che noi vorremmo sempre di più e meglio maturare dentro ciascuno di noi per essere all’altezza di quella vocazione che il Signore ci ha regalato e di quella responsabilità che ci costituisce tutti in questo mondo sentinelle dello Spirito, dell’Assoluto di Dio per non essere se non quello che Dio ci chiede e ci regala: sale della terra e luce del mondo. E poi, fratelli e sorelle, voi sapete che questo è anche il giorno in cui assieme al sacerdozio battesimale che ci ha fatti e ci fa tutti un solo corpo, una sola re-altà, una sola Chiesa, noi ricordiamo anche il dono del carisma con cui lo Spirito arricchisce la co-munità credente che è appunto il ministero del servizio sacerdotale, del presbiterio, dei presbiteri e dunque quel sacerdozio ministeriale, consacrato, ordinato. Perché oggi, fratelli e sorelle, noi che siamo sacerdoti siamo invitati a ricordarci di quella realtà, di quella figura alta a cui sempre la nostra vita si dovrebbe riferire, perché Dio ci ha costituiti ministri per il popolo, per la santificazione vostra e nostra. E noi non sappiamo quanto rimanere a quelle altezze, quanto mantenere quel ministero, quel servizio, quella disponibilità, quel compito di consacrazione propria e degli altri è un compito arduo e difficile, che solo la grazia di Dio, che solo il suo dono, che solo il suo Spirito ci possono garantire in qualche modo di vivere. Per questo, fratelli e sorelle, noi tutti abbiamo bisogno del vostro aiuto, della vostra preghiera, del vostro sostegno, della vostra comprensione, della vostra carità, della vostra misericordia e anche del vostro perdono.
Perché se noi sacerdoti non siamo a quell’altezza di vita che il Signore ci richiede, questo è un danno per tutti, per il popolo santo di Dio, per la Chiesa. E qui, piuttosto che distribuirci le colpe, ci vo-gliamo aiutare, ci vogliamo sostenere, ci vogliamo incoraggiare, ci vogliamo sentire una cosa sola. Vogliamo essere voci, preghiere, invocazioni, richiesta al Signore di avere pietà e misericordia dei nostri peccati, di tutti, noi dei nostri peccati di presbiteri, delle nostre omissioni, forse della nostra incapacità di essere quello che giustamente il popolo santo di Dio si attende e non riusciamo ad es-sere; di ringraziare il Signore per il bene che nonostante la nostra debolezza, la nostra fragilità ci permette, ci concede di realizzare a vostro e a nostro vantaggio. Ed ecco perché questo momento di preghiera, di invocazione ci deve ricordare a tutti che nella Chiesa abbiamo un compito, abbiamo un servizio, abbiamo un ministero. Noi come sacerdoti, che abbiamo ricevuto il sacerdozio ministeriale, abbiamo come modello Cristo Signore, l’eterno e sommo sacerdote, modello altissimo e inegua-gliabile da chiunque. Ma se voi avete Cristo Signore come modello di vita autentica, di volontà con-sacrata, dell’accoglienza del piano superiore di Dio. Per questo, fratelli e sorelle, poiché siamo tutti nella stessa condizione di fragilità e di grazia, di luce e di tenebre, di peccato e di misericordia, aiu-tiamoci, sosteniamoci, incoraggiamoci. E soprattutto quando sperimentiamo, tocchiamo con mano il nostro limite, la nostra debolezza, voi e noi non dimentichiamoci del dono del Signore, non dimen-tichiamoci del suo Spirito, non dimentichiamoci di quello che lui oggi ci ha detto. Per tutti noi che abbiamo ascoltato con le nostre orecchie questa parola di speranza, abbiamo ascoltato questa pre-senza dello Spirito sopra di noi, tutto questo non è soltanto una promessa, non è soltanto un annun-cio; per voi, per noi, per tutti che abbiamo ascoltato queste parole, queste parole si sono realizzate, si sono compiute. E ancora una volta, come vi dicevo, il Signore vuole rivestire la nostra debolezza e la nostra fragilità di una corona di gloria, della forza e della potenza del suo Spirito, della sua libertà e della sua liberazione. Per questo con fiducia, in tutto e nonostante tutto, vogliamo riprendere il cammino della nostra vita, sapendo che possiamo contare su Dio e che ancora una volta, oggi e nei nostri giorni Dio ci darà, ci restituirà una vita bella perché riscattata dal male e dal peccato con il suo sangue, con il sacrificio di Cristo Gesù figlio di Dio, misteri che noi ci apprestiamo a celebrare. E per questo con sincerità di cuore vogliamo accogliere e vogliamo davvero testimoniare nel mondo che noi sì abbiamo incontrato il Signore morto, ma lo abbiamo incontrato anche vivo, perché il Signore questa speranza di vita, di resurrezione e di speranza ancora una volta contro ogni nostro merito ce lo concede. Cristo nostra Pasqua, diremo, è risorto, rallegriamoci ed esultiamo perché per davvero la nostra vita si può aprire, può essere vissuta nella speranza.
La resurrezione del Signore, i misteri della nostra salvezza siano nostra luce, nostra forza e nostra speranza.