Veglia di Pasqua (2010)

VEGLIA DI PASQUA
OMELIA DI S.E. MONS. CALOGERO PERI

Basilica Cattedrale
Caltagirone, 3 aprile 2010

Fratelli e sorelle,
questa notte a noi è giunto l’annunzio più sconvolgente che noi potevamo ricevere e non vorrei che la stanchezza o il sonno non ci facessero apprezzare cosa ancora una volta in questo momento il Signore vuole regalare alla nostra vita.
Se noi cristiani riuscissimo semplicemente a capire ciò che siamo per celebrare, l’evento che ha cambiato la storia del mondo, ha cambiato la storia dell’uomo e questa sera chiede a te e a me di poter cambiare la tua storia la tua vita, la tua realtà!
Quest’annunzio che il Signore ci ha dato, non sono parole: è un annunzio che si è fatto storia, che si è fatto realtà, per questo abbiamo ripercorso tutti insieme la grande storia della salvezza, dal primo momento, quello della creazione, fino all’avvenimento di quei discepoli che corrono al sepolcro e non trovano – come sempre quando noi andiamo in un sepolcro, in un cimitero -, un morto, ma trovano i residui della morte: una tomba fracassata dalla potenza della risurrezione.
Vorrei brevemente ricordarvi tre aspetti che possiamo considerare: 1) l’annunzio della Pasqua ci dice che tutto è possibile; 2) l’annunzio della Pasqua ci dice che tutto alla fine andrà bene; 3) l’annunzio della Pasqua ci dice che tutto questo lo ha fatto il Signore per noi.
Sono tre forme di totalità: tutto è possibile, fratelli e sorelle, perché dal momento in cui ci è stato dato l’annunzio che la morte è stata sconfitta, che la morte non è più l’ultimo avvenimento della nostra vita, della nostra storia, tua e mia, di oggi, può accadere per davvero di tutto.
La Pasqua ci dice che tutto è possibile.
Siamo dunque, in primo luogo, invitati ad accogliere questo mistero della salvezza del Signore. Il nostro problema non sarà chiederci che cosa è accaduto. Noi lo sappiamo: quella notte, la morte, è stata sconfitta e annientata dalla vita, e mentre prima noi conoscevamo solo il cammino che ci porta verso la fine, verso la distruzione e verso la morte, oggi sappiamo che c’è anche uno che dalla morte va verso la vita, che dalle tombe va verso la resurrezione e, se questo è possibile, capite che veramente ormai la logica di questo mondo, la logica con cui guardiamo la realtà, la nostra vita, la nostra esperienza, non può più restare quella di una volta. Dobbiamo piuttosto chiederci se ragioniamo in una logica di morte oppure se ragioniamo in una logica di vita, di speranza e di resurrezione. Il Signore questa notte ci ha convocati perché vuole cambiare interamente, totalmente, profondamente e radicalmente la logica del nostro vivere e dunque anche del nostro morire.
Ecco perché non basta aver proclamato che tutto è possibile: questo non ci salva se questa notte tutto questo non significa anche che tutto è possibile per me per te, che tutto è possibile nella tua vita, così che questa notte sei invitato a pensare e a meditare in una logica in cui il cambiamento e la trasformazione può avvenire anche per te, in tutte quelle stesse cose che tu pensi che siano e non possano che essere come sempre sono state.
La resurrezione del Signore chiede di entrare nella tua vita, chiede di entrare nei tuoi pensieri, chiede soprattutto di entrare dentro il tuo cuore, altrimenti ci sarà la resurrezione ma non sarà per me non sarà per te e dunque non sarà. Una resurrezione che viaggia sopra le nostre teste e non entra invece dentro il nostro cuore, dentro la nostra concretezza, è una resurrezione che non ci salva, non perché Dio non sia onnipotente ma perché semplicemente io non l’accolgo, io non l’accetto, io non la faccio mia.
La Pasqua ci dice che tutto alla fine andrà bene.
Abbiamo visto che, se tutto è possibile, è possibile che si apra la strada nel deserto, nel mare. Oggi ci vien detto che alla fine le cose si aggiustano. Tu ed io possiamo dire: ma dov’è la resurrezione? Io non la vedo: io vedo la morte. Dov’è la vita? Io vedo il suo spegnersi. Dove sono la forza, la gioia? Tu non li vedi ed il Signore ti risponde solo alla fine, perché tu vedi come me il Venerdì santo. Ed oggi ti vien detto che c’è anche il Sabato santo e soprattutto un mattino di Pasqua. Oggi noi dobbiamo vivere in questa tensione verso la Pasqua, col coraggio di affrontare il mistero della nostra vita senza essere pienamente dentro la Pasqua nella sua conclusione, nella pienezza, nella sua totalità. Dunque dobbiamo avere il coraggio di vivere oggi il giorno che ci è dato con questa speranza nel cuore. Io non lo so quale sia per me e per te, oggi quel giorno: se è il Venerdì santo, il Giovedì santo o se già è spuntato il mattino di Pasqua. Ma tu sai che qualunque sia il riscatto finale della tua vita, la Pasqua chiede a te ed a me di metterti in gioco e di mettere in gioco quello che tu ora stai per vivere, quello che tu ora stai per sperimentare e ti ricorda che qualunque piega, qualunque percorso prenda la tua vita, ti verrà richiesto di viverlo senza dubitare che alla fine il meglio finirà per accadere anche per te anche per me. E quando tutto in un’esperienza sembra essere perduto, proprio allora invece devi credere che ti sarà dato di vedere che alla fine le cose si aggiustano. Ma non ti è dato capire come si aggiusteranno, perché, se si aggiusteranno, ciò non dipenderà né da te né dagli altri. Noi non lo sappiamo: la Pasqua non è ciò che ha fatto l’uomo, la Pasqua non è l’opera delle nostre mani, la Pasqua non è una nostra costruzione, non è una nostra speranza, non è neppure un nostro sogno, un nostro desiderio, perché la Pasqua è ciò che ha fatto il Signore! Tutto ciò che avviene a Pasqua lo ha fatto il Signore: noi possiamo fare il Venerdì santo, possiamo fare le storie di tanti tradimenti, noi possiamo continuare a mettere in croce gli uomini e anche Dio, noi possiamo spegnere le luci della speranza come tante volte ci accade. Se tu guardi la realtà da un punto di vista umano, non è che hai da sognare non è che hai da cantare. Questa è l’opera che continuiamo a fare! Però, per nostra fortuna, c’è anche quello che ha fatto Dio. Abbiamo sentito le parole del profeta Ezechiele: “io vi resusciterò dalle vostre tombe, io vi toglierò dal vostro peccato, io sradicherò quel cuore di pietra”. Quel cuore che ciascuno di noi ha dentro e che non gli fa vivere l’amore che il Signore invece ci vuol dare.
Io, dice il Signore, metterò la mia legge dentro di voi io vi darò il mio spirito. Chi farà tutto questo? Il Signore! Per questo, fratelli e sorelle, quello che questa notte ci viene annunziato sarà possibile e sarà soprattutto vero perché è l’opera di Dio, perché la Pasqua non appartiene al nostro calendario, non appartiene al computo dei nostri giorni. Abbiamo sentito, le parole del Vangelo: le donne vanno al sepolcro il giorno dopo il sabato, perché anche nella storia e nella narrazione della creazione, l’opera di Dio è interrotta con il suo riposo. Il settimo giorno si concludevano i giorni. Ed invece c’è un giorno dopo il sabato, c’è sempre un dopo alle nostre esperienze. Il salmista ci ha detto con grande entusiasmo: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore”. Non fai tu, non faccio io, la speranza, la vita, la resurrezione, quello che tutti sogniamo e desideriamo e che finora non siamo riusciti assolutamente a realizzare. Questo lo compie Lui, questo l’opera Lui dentro le nostre debolezze, dentro questo mondo, dentro le nostre storie.
Pietro lo proclamerà: “Voi avete crocifisso, voi avete messo a morte, voi avete inchiodato, il Signore della storia, voi lo avete messo dentro una tomba, ma Dio lo ha resuscitato!”. Ecco che cosa farà Dio, ecco che cosa avverrà nella tua vita. Solo che questo avvenimento sconvolgente, in questa notte, in questa celebrazione, non ti viene comunicato dicendo: ora te lo faccio toccare con mano; ti viene comunicato attraverso una storia passata di bocca in bocca, che ci narra che qualcuno è andato un mattino a trovare un morto ed invece ha trovato una proclamazione: “perché cercate tra i morti colui che è il vivente? Per sé e per gli altri, Egli è il vivente: per sé perché vive e per gli altri perché datore di vita a tutti quelli che si accostano a Lui.
Mi è piaciuto come si è conclusa la lettura del Vangelo che oggi noi abbiamo ascoltato; si dice che Pietro se ne tornò a casa sua pieno di stupore. Tu potrai ritornare a casa tua vuoto e disperato, invece io auguro che tu ed io possiamo aver aperto il cuore a questo annunzio di speranza e di fiducia, che tu ed io possiamo ritornare a casa pieni di stupore, pieni di meraviglia, pieni di vita, pieni di speranza, pieni di amore, pieni di resurrezione, perché questa sera ci siamo riempiti della resurrezione di Cristo e della nostra speranza.
Auguri a tutti: che questo annunzio possa per davvero mettere in gioia ed in festa il nostro cuore e tutta la nostra vita.