I Misteri della Fede

I MISTERI DELLA FEDE

Gesù invita ad avere fede per spostare le montagne (Mt 17,20 ; Lc 17,6; Mc11,24).
Il Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno della fede a partire dal mese di ottobre del 2012 per chiuderlo nel novembre 2013. In questo orizzonte nasce la proposta dei misteri della fede per la recita del S. Rosario, affinché con Maria, nella preghiera, possiamo chiedere al Signore di aumentare la nostra fede.
Sulla fede, infatti, si gioca e si risolve tutta la nostra vita. Senza fede non andiamo da nessuna parte. Senza fede anche il più piccolo ostacolo diventa una montagna, con la fede anche una montagna non costituisce un vero ostacolo.
Per questo la vera radice dei nostri problemi, soprattutto quando non ce ne rendiamo conto, è costituita dalla mancanza di fiducia. Perché con la fede in Dio, con la certezza che la nostra vita è sempre nelle sue mani, quindi nelle migliori mani, possiamo affrontare tutto con la garanzia che non siamo soli. Infatti, tutto ci porta a sperimentare che quando siamo deboli, quando per noi non ci sono soluzioni o non c’è più speranza, proprio allora possiamo contare su tutta la forza e l’onnipotenza di Dio. Ciò spiega perché a noi i conti non tornano mai, in quanto pensiamo di potercela fare con le nostre forze.
Per questo la preghiera quotidiana di tutti i credenti dovrebbe essere quella di chiedere con insistenza: “Signore aumenta la nostra fede!”. E basta averne quanto un granello di polvere, perché le montagne di paura piantate dentro il nostro cuore, vadano a finire nel mare della sua misericordia. E lì si perdono per sempre.
I Mistero – Gesù loda la grande fede della cananea (Mt 15,28)
II Mistero – Gesù ammira la fede che il centurione ha nella sua Parola (Mt 8,1-11; Lc 7,1-10)
III Mistero – Gesù sostiene la fede di Giairo (Lc 8,40-42.49-56; Mc 5, 21-24.35-43; Mt 9,18-19. 23-26)
IV Mistero – Gesù rimprovera la poca fede dei suoi discepoli (Lc 8,25; Mc 4,40;Mt 8,26)
V Mistero – Gesù chiede se troverà la fede al suo ritorno (Lc 18,1-8)

 
MEDITAZIONE

I Mistero
Gesù loda la grande fede della cananea (Mt 15,28)
Spesso abbiamo la sensazione che a nessuno interessi veramente il nostro caso o il nostro dramma. E a volte pensiamo che anche Dio figuri in questa lista. La realtà ci porta a scontrarci con l’immagine, più o meno rassicurante, che abbiamo di lui, del suo amore, della sua paternità, perché non risponde alle nostre attese o richieste. Noi amiamo in maniera diversa. Interveniamo subito e non ce lo facciamo ripetere due volte, quando possiamo risolvere i problemi delle persone che amiamo profondamente. E Dio perché no? Perché gridiamo e non ci ascolta? Perché non si commuove e non viene in nostro soccorso, specialmente quando c’è in gioco l’ingiustizia, l’innocenza, la malattia, il dolore e la stessa nostra vita? Anche la Cananea sembra trovare in Gesù un muro, uno sordo, uno dal cuore freddo, anzi uno che le risponde che quel suo dramma non lo riguarda. Incassa, come cananea e con tutte le interpretazioni possibili, di essere degradata e paragonata ai cagnolini rispetto ai figli. Ma nonostante questo non si arrende, continua a credere, ad insistere, a bussare, a puntare con tutte le sue forze su Gesù e su quello che solo Lui può compiere. Accetta il confronto, vince le sue paure, non tiene in nessun conto il suo orgoglio, affronta Gesù a viso aperto e gli strappa, per la sua grande fede, la guarigione della figlia. Una fede che si arrende alle prime difficoltà non arriva alle orecchie e al cuore di Dio. Chiediamoci se anche a noi Gesù può dire: “davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”.

II Mistero
Gesù ammira la fede che il centurione ha nella sua Parola (Mt 8,1-11; Lc 7,1-10)
A volte ci rivolgiamo a Dio per un nostro bisogno o per quello di una persona che amiamo. Ma questo centurione si rivolge a Gesù per un suo servo. Si scomoda per un estraneo. E mette in campo una fede colta, raffinata, argomentata. Non chiede a Gesù di venire nella sua casa, o di venire a toccare il suo servo. Non si ritiene degno di tutto questo, gli chiede il dono di una parola o forse il dono della Parola. Ha fede in Dio, perché ha fede nella sua Parola. Ha fede che pure una sola delle sue parole gli può guarire il servo.
Con questo si guadagna l’ammirazione di Gesù che neppure nel suo popolo ha trovato una fede così autentica. Gesù si dispensa dall’andare nella casa del centurione, perché quel centurione crede veramente che a Dio tutto è possibile. Per questo se ne ritorna convinto che Gesù ha già operato la guarigione. E così avviene, secondo la sua fede. Al ritorno trova il suo servo del tutto ristabilito.
Nella fede in Dio si colma la distanza che per noi corre tra il dire e il fare, perché tutto ciò che vuole, il Signore lo compie con la sua Parola. Se la fede viene dall’ascolto della Parola, dalla Parola viene la guarigione del cuore e del corpo. Ma solo quando la fede nella Parola è veramente grande. Solo quando la fiducia nel Signore è sconfinata e supera anche la paura della morte. Come se Dio fa per noi quello che noi veramente crediamo: ”Va’, e sia fatto secondo la tua fede” (Mt 8,13)

III Mistero
Gesù sostiene la fede di Giairo (Lc 8,40-42.49-56; Mc 5, 21-24.35-43; Mt 9,18-19. 23-26)
Se nella nostra vita ci sono tante difficoltà e anche drammi, nulla, però, è paragonabile alla morte. Di fronte alla quale non abbiamo soluzioni, non abbiamo risposte, e siamo del tutto e tutti disorientati. Nella morte l’enigma della nostra vita si moltiplica in maniera esponenziale e il timore ci inonda senza misura. Anche o soprattutto in questa circostanza la nostra fede può fare e fa la differenza. Il Vangelo ci presenta l’episodio di Giairo, che al dramma generale della morte, nel suo caso personale, si aggiunge l’aggravante che si tratta di sua figlia, la quale ha appena 12 anni. In cui c’è tutta l’innaturalezza di vedere morire una bambina, e anche di vederla morire con gli occhi e il cuore di un padre e di una madre, che a questo non sono mai preparati.
A Giairo, uno dei capi della locale sinagoga, i suoi amici gli consigliano, pur comprendendo o aumentando il suo dramma, e solo in forza dell’evidenza, di desistere dal continuare a importunare Gesù di venire in casa sua. Perché, anche se venisse, è ormai in ritardo: la sua figlia è morta. Tutto ora scorre inarrestabile e inesorabile. Per noi scocca sempre un momento in cui non c’è nulla fare. Perché rispetto alla morte, non possiamo fare nulla per cambiarla. Gesù, invece, lo invita e ci invita, anche quando muore la vita, a non fare morire la fede:”Non temere, continua solo ad avere fede”. Perché dove per noi il morire uccide la speranza, la fede continua a coltivarla anche dentro e oltre la morte. La soluzione che Dio ci offre della morte è di darcene un’altra lettura, una differente valutazione. Egli ci ripete che la bambina dorme, e che Lazzaro non è morto, ma si è addormentato. Perché mentre la morte può essere sorda al nostro grido di dolore, deve anch’essa obbedire alla voce del Signore, che è la Vita e la sorgente della vita: “Te lo dico io, alzati e cammina!” (Mc 6,41). Senza fede e senza Dio, siamo tutti con la faccia rivolta ad una tomba, per la sua parola, le possiamo volgere le spalle. Egli ci può e ci vuole sciogliere dai lacci della morte per darci la pienezza della vita.

IV Mistero
Gesù rimprovera la poca fede dei suoi discepoli (Lc 8,25; Mc 4,40;Mt 8,26)
Nella grande tempesta della vita, che spesso sconquassa e riempie il nostro cuore, fino a farlo affondare, anche noi abbiamo la sensazione che Dio se ne stia placidamente a dormire a poppa. E se, come sottolinea il Vangelo, lo fa su di un morbido cuscino, mentre noi lottiamo per non affondare e non affogare, il particolare ci irrita un po’. Chi di noi, di suo, non lo vorrebbe un po’ più sveglio, più attento e partecipe dei nostri drammi? O veramente non gli importa che periamo? Come un ragionevole dubbio ci insinua di prendere in considerazione. Più per paura che per fede, anche noi proviamo a svegliarlo. Proviamo a ricordargli che, qui ed ora, siamo allo stremo, e che se non interviene, di lì a poco sarà tutto finito. O almeno finisce la nostra avventura, quella della nostra vita, che viviamo per la prima, l’unica e l’ultima volta.
Ma qual è il problema, sembra ricordarci ancora una volta Gesù, la tempesta o la fede? La tempesta grande grande o la fede piccola piccola? O addirittura inesistente: “non avete ancora fede?” (Mc 4,40). D’altronde la paura e la fede, sono sempre inversamente proporzionali. A una grande paura corrisponde sempre una fede minuscola, e viceversa. Perché il problema, ci dice Gesù, non è comandare alla tempesta di quella notte e di tutte le traversate, di acquietarsi, ma ricordare a noi suoi discepoli, di non perdere mai la fiducia in lui.
Il comando di Gesù di passare all’altra riva, continua a risuonare per noi che oggi abbiamo accettato di seguirlo e di ascoltarlo. Che ogni traversata è, prima o poi, scombussolata da grandi tempeste, ognuno lo può confermare. Che Gesù ci appaia addormentato, è ben più che un’eccezione. Che abbiamo la sensazione, ogni giorno che passa, di essere al capolinea, è pure questa una paura di tutti. Che al dunque, di fede ce ne ritroviamo ben poco, è pure questo un dato e il vero problema. Signore aumenta la nostra fede! Aiutaci a credere non in astratto, ma qui ed ora, nella tempesta che, senza fede, nella vita ci fa calare a picco.

V Mistero
Gesù chiede se troverà la fede al suo ritorno (Lc 18,1-8)
In proiezione, abbiamo la misura esatta di quel che possediamo nel presente. E se Gesù ci chiede di valutare se troverà fede nel nostro cuore, ogni volta che viene, fino al suo ultimo e definitivo ritorno, un motivo certo ci sarà. Il rischio di vivere senza fede è un rischio che corriamo veramente, contro tutte le apparenze e le convinzioni. Per sapere cosa Gesù troverà nella sua ultima e definitiva venuta, è sufficiente chiedersi che cosa troverebbe se venisse ora nella mia vita. La fede, la fiducia, l’abbandono? La certezza che nessuno e nessuna cosa ci possono strappare dalle sue mani? La sicurezza che Gesù ci custodisce, e non farà perdere nessuno di quelli che il Padre gli ha affidato? O ci troverebbe soltanto ingolfati nelle cose che riempiono i nostri giorni, ma lasciano vuoto il cuore? Ci troverebbe intenti a programmare un futuro lontano, senza valorizzare il presente che fugge? Ci dovrebbe ricordare quello che veramente merita attenzione nella vita rispetto a quello che invece occupa il nostro tempo e tutta la nostra attenzione? Siamo invitati a non sbarazzarci frettolosamente di questo interrogativo inquietante. A non concludere, senza molta attenzione, che non ci riguardi personalmente. Perché invece, questo interrogativo mette veramente a fuoco l’impo-stazione della nostra vita, che è veramente da ribaltare, se vogliamo essere discepoli del Signore. Di quelli che preparano e invocano il suo ritorno. E aspettano, vigilanti, con una fede viva, che Egli torni.