“Siamo invitati ad andare per il mondo con il grembiule cinto e con il catino preparato”

Venerdì Santo. È il giorno del silenzio. In ogni comunità parrocchiale si celebrerà la Passione del Signore. Si vivranno le grandi processioni che sono espressione di quell’animo siciliano che sente molto vicina la presenza di Dio sofferente nella nostra storia sofferta.
Questa vicinanza ha dato vita ad espressioni importanti di pietà popolare.
«Penso che in questo momento – afferma S.E. mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone – il rischio di limitarci al folklore si va riducendo anche perché questo tempo di crisi ci ha costretti, se non ci ha convinti, a guardare più in profondità il mistero della vita. In questo senso il dono della fede si percepisce come un valore aggiunto».
Mons. Peri presiederà la liturgia la Celebrazione della Passione del Signore, il 29 marzo, alle ore 16.30, in cattedrale. Successivamente, alle ore 18.30, sempre dalla Cattedrale muoverà la Processione cittadina del Cristo morto.
«Siamo invitati a vivere questo Venerdì Santo con intensità, ma anche con un profondo senso di fiducia e di speranza. Credo che sia il modo giusto per preparaci alla Pasqua, prendendo coscienza di quello che nella professione di fede diciamo: annunziamo la tua morte Signore, ma in attesa e in prospettiva della risurrezione. Quest’attesa dovrebbe, dunque, farci esplodere in un mattino di Pasqua, in una speranza nuova, in una fiducia nuova, personale e collettiva, che mi auguro riesca a contenere e soprattutto a divenire il registro di fondo sul quale vivere e conformarsi. Adesso si può girare l’angolo per poter iniziare a costruire, per dare una risposta di speranza».
Nella Messa in Coena Domini di ieri, sempre in Cattedrale, il Vescovo ha invitato la comunità cristiana ad «entrare nel Cenacolo nel momento più delicato e drammatico della vita di Gesù. È dentro questa notte – ha detto – che Gesù ci invita a fare esperienza di un dono che dobbiamo incarnare nella nostra vita. Questo dono ruota attorno all’Eucaristia, al Sacerdozio, alla sua vita data liberamente a riscatto di molti».
Ha poi aggiunto: «Se Gesù avesse riservato questo suo dono solo a quella notte, l’Eucaristia non sarebbe stato un sostegno, un alimento, un nutrimento per l’anima e per l’uomo di ogni tempo. Ha dato invece agli apostoli la possibilità di celebrare il memoriale di quella cena, collaborando al suo progetto di salvezza.
È per continuare questa sua azione redentrice quella notte ha istituito il Sacerdozio ordinato, scegliendo l’umanità, rappresentata, quella note dai suoi apostoli, tanto da Pietro quanto da Giuda. Tutta l’umanità».
Il Vescovo ha poi esortato ad una testimonianza di fede che sappia accogliere la logica rivoluzionaria dell’amore di Dio.
«Quella notte Dio ha superato se stesso. Si è fatto alimento per noi. Possiamo inoltre narrare la memoria di un Dio che si è inginocchiato davanti all’uomo pulendo le tracce sporche del suo passaggio nella storia. Vogliamo quindi andare per il mondo con il grembiule cinto, con il catino preparato, pronti ad inginocchiarci davanti agli uomini del nostro tempo, per pulire, lavare, purificare ciò che il mondo ha deturpato».