Scritto nel Seicento dal gesuita siciliano Nicola Longobardo, successore di Matteo Ricci alla guida della missione in Cina, spiega “scientificamente” i sismi

Presentazione del Libro “TRATTATO SUI TERREMOTI”, tradotto per la prima volta dal Cinese

Esce per la prima volta in italiano, in una traduzione dal cinese classico, il “Trattato sui terremoti” scritto nel Seicento dal gesuita siciliano Nicola Longobardo, successore di Matteo Ricci nelle missioni in Cina. L’opera, pubblicata dalle Edizioni Dehoniane Bologna, è stata tradotta dalla sinologa Silvia Toro dall’edizione del manoscritto conservata alla Biblioteca Nazionale di Francia (testo cinese a fronte, prefazione di Francesco Failla, pagine 152, euro 14,50). L’opera verrà presentata a Roma ai Musei vaticani domani 16 novembre alle ore 16.00: interverranno Silvia Toro, Francesco Failla e Pier Luigi Cabri, direttore della Casa Editrice Dehoniane di Bologna.

«La ricerca di Silvia Toro – ha dichiarato Francesco Failla, direttore della Biblioteca Diocesana Pio XI di Caltagirone – prende avvio dai documenti posseduti dalla Biblioteca diocesana che custodisce, tra l’altro, un prezioso fondo archivistico e librario appartenuto al sacerdote Francesco Sinatra, grande appassionato di storia locale, cultore della figura di Longobardo, oltre che di un altro illustre calatino, il Servo di Dio don Luigi Sturzo».

Scritto a Pechino nel 1626, dopo un grande sisma avvenuto nei pressi della capitale, il “Trattato sui terremoti” contribuisce a dare risposte più scientifiche a un fenomeno che prima di allora veniva attribuito ai movimenti sotterranei di un drago delle acque o di una tartaruga. Il testo rappresenta un documento di grande interesse anche per ricostruire la formazione poliedrica dei gesuiti e l’incontro tra Europa e Cina nel quadro delle conoscenze scientifiche e della sensibilità religiosa del Seicento.

«La necessità dei padri gesuiti di legittimare la propria presenza e il proprio operato in Cina coincide con l’esigenza dell’imperatore di conoscere, prevedere e controllare i fenomeni naturali e celesti, segno della comunione speciale del sovrano con l’universo e garanzia di ordine e stabilità», spiega Silvia Toro. Le catastrofi naturali che si erano verificate alla fine del Cinquecento avevano infatti messo in dubbio la capacità dell’imperatore di garantire l’armonia tra cielo e terra e, per esteso, di regnare. «Conoscere la data precisa di un’eclissi, perfezionare il calendario da seguire per officiare i riti e scorgere i segni premonitori di un movimento tellurico erano dunque bisogni primari».

Nato a Caltagirone (Catania) nel 1565, Nicola Longobardo aveva studiato  retorica, filosofia e teologia nella sua città natale, a Messina e a Palermo e si era poi imbarcato da Lisbona con l’amico conterraneo Girolamo de Angelis per raggiungere il Giappone. Ma i loro destini hanno seguito percorsi diversi. De Angelis aveva conosciuto il martirio – come il siciliano Giuseppe Chiara, dalla cui storia il regista Martin Scorsese ha tratto materia narrativa per il film “Silenzio” – mentre Longobardo aveva raggiunto la Cina e, alla morte di Matteo Ricci, era diventato superiore della missione cinese dal 1610 al 1622.

 

15 Novembre  2017