Online l’Annuario 2020 della Diocesi

Carissimi, l’Annuario di questo 2020, che presentiamo con fortissimo ritardo, in edizione ampiamente incompleta ed esclusivamente digitale, di cui ci scusiamo, non poteva non registrare le sfavorevoli circostanze di questa difficile primavera segnata dal manifestarsi e diffondersi vertiginoso della pandemia Covid-19, che tante paure, sofferenze, anche tragedie familiari ha prodotto, insieme a disagi psicologici, materiali e spirituali, trasformando questi primi mesi dell’anno in una cronaca convulsa di crescente inquietudine a livello, non solo nazionale ed europeo, ma planetario, con conseguenze di cui è ancora presto forse calcolare gli effetti drammatici ad ogni livello.

Anch’esso diventa segno e testimonianza di questo tempo drammatico, congruo seppure incomprensibile, di quella Provvidenzialità, che proclamiamo sovente frettolosamente, ma che  parla a volte i linguaggi incomprensibili del mistero e ci chiama (e costringe!) ad obbedienze e ad un abbandono ad una volontà di Dio che vive nella nube di un Amore salvifico non esente da  tenaci imbarazzi e umanissime tentazioni di ribellione. La dimensione della precarietà, che abbiamo vissuto e da cui stiamo con difficoltà cercando di uscire, ha assunto a tratti il carattere di una emergenzialità drammatica, angosciante, perfino tragica nei suoi effetti estremi, ci ha richiamato inevitabilmente alla misura della creaturalità, cui conseguono le ombre del mistero della morte.

Farsi testimoni in un contesto così complesso sul piano della Fede e su quello della condizione di disagio psicologico, sociale e culturale, oltre che spirituale, imprevisto e imprevedibile, è la grande sfida che siamo chiamati a vivere nei giorni che ci attendono. è una dura scommessa che siamo chiamati a giocare, una provocazione da accogliere, mettendoci con umiltà, fratelli a fianco di fratelli, la cui piccola Fede già labile e minacciata, ha bisogno di crescere per non essere travolta da una dimensione esistenziale fortemente compromessa. Chiamati a farci ancor più fratelli tra fratelli, solidali nella sofferenza, abbiamo sentito la voce del Signore che ci ha insegnato a farci anima di comunione, solidarietà e speranza contro ogni speranza percorrendo i sentieri della Carità e della Testimonianza, imparando da Lui che ha imparato a sua volta “da quello che patì”. Anche sul piano ecclesiale questo clima drammatico ci ha costretti ad una prova dura e molto oscura, per via di uno sconvolgimento sostanziale di ogni progetto pastorale per adeguarci – ma con civile e doverosa solidarietà – alle disposizioni governative restrittive dei dinamismi sociali e di prossimità, dettati dalla legittima preoccupazione dei governanti di salvaguardare il bene primario della salute e della nostra stessa sopravvivenza.

Le strade della precarietà e della insicurezza ci appartengono interamente. Nonostante il conforto della Fede e la certezza dell’amore salvifico di Dio, che conduce la storia umana, abbiamo provato sulla carne viva la necessità di dover limitare rigidamente, insieme alle attività pastorali, i comportamenti ordinari della prassi sacramentale e liturgica, catechistica e di evangelizzazione, la Quaresima, le manifestazioni religiose, le consuetudini liturgiche e popolari di antichissima tradizione…. Ma la sospensione forzata per un tempo prolungato anche della celebrazione dell’Eucarestia “fons et culmen” della vita della Chiesa, costretta a modalità virtuali inedite e inadeguate alla grandezza dei Misteri celebrati, è stato il segno più doloroso, è stato certamente un momento di intensa sofferenza. Come la Pasqua, la grande festa della nostra Liberazione, la vittoria sulla morte e sulla umana disperazione, abbiamo dovuto imparare a celebrarla con inconsuete modalità di sobrietà liturgica  e solitudine per l’assenza dell’assemblea orante, con comprensibile malinconia nel cuore per l’assenza di ogni espressione e solennità esteriore, pur nella consapevolezza della integrità del suo Mistero.

Per non dire dell’impatto col contagio del nostro Vescovo Calogero, del nostro diacono Gaetano Caruso, di alcuni nostri fratelli coinvolti nel calvario di un lungo percorso di sofferenza. Ma da qui sappiamo di potere e dovere ripartire con intelligenza e intimo convincimento, rinnovati nella forza dello Spirito che non cessa di parlare alla sua Chiesa per indicare orizzonti di novità e creatività adeguata ai tempi sempre nuovi e densi di promesse, se riusciamo a ripartire dal cuore umiliato, ma rigenerato dalla Grazia.

 

                don Sebastiano Giovanni Zavattieri
Vicario Generale

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