Comunione e testimonianza

CALTAGIRONE – Concluso ieri il Convegno pastorale diocesano celebrato a Caltagirone dal 26 al 28 giugno, nella Sala “mons. Canzonieri” del Seminario, sul tema “Presbiteri e Laici si accolgono nel Signore”.
Nel suo intervento conclusivo, S.E. mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, tracciando il percorso ideale e tematico sviluppato nella tre giorni ha evidenziato ancora una volta i due temi di fondo affrontati e discussi dall’Assemblea: comunione e testimonianza.
«Il tema della comunione è stato molto e ben approfondito e sviluppato – ha detto il Vescovo -. Ritengo che sia passata l’idea che la comunione non è qualcosa di marginale nella vita e nell’esperienza della Chiesa, ma è innanzitutto il suo principale contenuto e la sua metodologia privilegiata. Mia auguro che questa coscienza possa adesso trasmettersi a tutta quanta la Diocesi ed a tutte le Parrocchie».
Sul tema della testimonianza, mons. Peri ha richiamato la Diocesi ad un impegno ulteriore. «Il tentativo e la difficoltà – ha aggiunto – non è soltanto di fare arrivare il messaggio di questo nostro Convegno alla comunità credente, questo è il minimo che ci possiamo augurare, quanto piuttosto che la comunità credente si prenda carico e si assuma l’impegno di testimoniare questo messaggio di comunione al mondo».
Nel dibattito assembleare sono stati più volte ripresi i contenuti della relazione, della nuzialità, della reciprocità. Temi affrontati il primo giorno nelle relazioni di Ina Siviglia, docente di Antropologia teologica alla Facoltà Teologica di Sicilia, e di don Rino La Delfa, preside della Facoltà Teologica di Sicilia, e nel secondo giorno, nell’intervento di padre Giovanni Salonia ofm capp., docente di Psicologia pastorale presso l’Istituto Teologico “S.G. Battista” di Ragusa.
Siviglia ha evidenziato tre priorità relazionali: «il primato dell’intimità personale con Cristo; l’intima comunione, corpo a corpo, che si realizza nell’Eucaristia; la sponsalità che chiede al corpo, che è la Chiesa, di protendersi verso lo sposo, che è Cristo».
La Delfa ha indicato nel Presbiterio un luogo relazionale: «La comunione ecclesiale – ha spiegato – dà origine al Presbiterio come dimensione spirituale. L’unità è espressa dalla comunione con il Vescovo».
Salonia ha proposto la categoria della relazione come idea-forte riproposta dal Concilio Vaticano II. «È stato il cristianesimo – ha detto – a spiegare l’importanza della relazione. La Chiesa è relazione. Il mistero trinitario è mistero di comunione: non “pensiero unico”, ma comunione delle differenze».
Edificanti, il 27 giugno, anche le testimonianze di don Giovanni Di Martino (parroco della Parrocchia Santa Margherita di Licodia Eubea), don Nunzio Antonio Valdini (parroco delle Parrocchie Sant’Agrippina e Santa Maria Maggiore di Mineo), e don Nicola Vitale (parroco della Parrocchia San Giacomo di Caltagirone), sul tema “La Comunità cristiana in ascolto dei suoi Presbiteri”; e la sintesi delle piste di riflessione proposte alle Parrocchie su: “Come la comunità cristiana intende prendersi cura dei suoi Presbiteri”, curata da Maria Carmela Vinci, segretaria del Consiglio pastorale diocesano, ha presentato una sintesi
«Mi auguro – ha concluso mons. Peri – che ciascuno di noi si renda conto che è richiesto un di più a se stessi, per lavorare per la comunione, per essere testimoni di comunione, affinché la comunione non sia spiegata, o meglio giustificata, ma possa essere una grande risorsa per tutti».

29 giugno 2012