52a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali: a partire dalla vera libertà, l’accoglienza si fa dono

CALTAGIRONE – L’anelito mai del tutto appagato di vivere in un mondo in cui Verità e Libertà, Giustizia e Pace si fondano in un solo grande abbraccio, sta alla radice della 52ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, il cui testo è stato reso noto dalla Sala Stampa Vaticana lo scorso 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

«Il Santo padre Francesco – ha dichiarato don Gianni Zavattieri, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali – nel suo messaggio che si richiama alle parole di Giovanni «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace» ha voluto sottolineare in maniera molto ferma l’urgenza della vigilanza di tutti e la responsabilità degli operatori a fare buona guardia contro l’imperversare delle fake news (false notizie, bufale). L’espandersi praticamente incontrollato delle tecnologie mediatiche sempre più invasive e sofisticate esigono che sia presidiato attentamente quello spazio ‘sacro’ nel quale l’informazione, le relazioni comunicative si fanno sempre più intense e vorticose, correndo anche il rischio della facile manipolazione e dell’utilizzo mendace e strumentale».

Ribadito con chiarezza che la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione”, e da essa ogni uomo mutua la sua dignità di essere umano fatto “a immagine e somiglianza del Creatore (e dunque) capace di esprimere e condividere il vero, il buono, il bello”, Egli mette in guardia dalla “falsità”, la cui paternità è biblicamente attribuita a Satana «padre della menzogna» (Gv 8,44). In questo processo di ricerca “Vero, del Bene e del Bello”, infatti, la più grande frustrazione si annida proprio nelle pieghe subdole dell’inganno possibile e dunque della falsità.

Soltanto nei giardini della vera liberta possono germogliare i frutti della vera pace. “Desidero perciò – aggiunge il Papa – rivolgere un invito a promuovere un giornalismo di pace, non intendendo con questa espressione un giornalismo “buonista”, che neghi l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati. Intendo, al contrario, un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce”.

In questo contesto trova spazio di immediata coerenza la suggestiva celebrazione presieduta da S. Ecc. Mons. Calogero Peri nella Cattedrale S. Giuliano, Domenica 13 maggio p.v. alle ore 11,00: saranno accolti nella Chiesa Cattolica, coi riti solenni dell’Iniziazione cristiana, 9 adulti e 3 bambini ospiti della struttura di prima accoglienza del CARA. Il rito sarà celebrato nelle varie lingue di provenienza dei vari candidati. Insieme al Battesimo dei 3 bambini, 8 dei nove adulti (uno è già battezzato) riceveranno anche il dono della Confermazione e per la prima volta la Comunione eucaristica.

«L’Ufficio Diocesano per la pastorale dei Migranti, – dice il suo direttore don Franco De Pasquale – cura in maniera sistematica l’accompagnamento del cammino di Fede di quanti, fuggiti dai vari paesi dell’Africa, sono giunti sulle nostre spiagge, dopo lunghi e a volte drammatici percorsi, chiedendo di essere accolti e assistiti. Questa nostra terra di Sicilia, già alle prese coi suoi problemi di non sempre facile soluzione, si trova così a diventare ‘primo approdo di speranza’ per fratelli segnati da storie ancora più dure e drammatiche, quando non addirittura tragiche, che aggiungono ovviamente un surplus di problematicità e preoccupazione, e anche inquietudine tra la nostra gente. E tuttavia non può non essere riconosciuto il valore del diritto/dovere alla prima accoglienza, che compete strutturalmente agli organismi statali di governo e alla comunità europea, ma che interpella immediatamente anche la coscienza della nostra Chiesa Calatina, chiamata a ‘testimoniare’ il valore biblico della ospitalità con la solidarietà e il concreto esercizio della carità».

La variegata composizione culturale, etnica, religiosa e spirituale della multiforme e pittoresca popolazione che vive nel CARA di Mineo, dice da sé la complessità, delicatezza e problematicità degli approcci conoscitivi e operativi di natura sia pastorale che caritativa. Un impegno reso possibile per l’impegno della comunità diocesana, presente col fattivo e competente servizio di mediazione di alcune Religiose appositamente formate a tale compito, e di un nutrito manipolo di laici di tanti che consentono col contributo volenteroso della loro generosa disponibilità di dare forma concreta a iniziative specifiche e ai primi approcci.

 

10 maggio 2018